mercoledì 15 ottobre 2014
I familiari dei 43 ragazzi sequestrati a settembre hanno assaltato gli uffici governativi nello Stato di Guerrero. I vescovi: «L'impunità è la madre di tutta la violenza».
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Cresce la tensione nello Stato di Guerrero. Studenti, professori, contadini e genitori dei 43 studenti misteriosamente scomparsi il 23 settembre nei pressi di Iguala, hanno protestato nella capitale Chilpancingo mettendo a ferro e fuoco la sede governativa dello Stato. I manifestanti hanno intonato canti e slogan contro il governatore Angel Aguirre: «Justicia! Justicia! Fuera Aguirre de Guerrero! Aguirre asesino de estudiantes!».  Durante gli scontri la folla ha fatto irruzione nell’edificio governativo mandando in frantumi alcune vetrate e appiccando il fuoco a una parte del complesso nonostante l’intervento di 150 poliziotti antisommossa. Circa trenta dipendenti che si trovavano all’interno sono riusciti a mettersi in fuga. Negli scontri almeno cinque agenti e cinque professori sono rimasti feriti. I manifestanti, esasperati dalla mancanza di informazioni sulla fine dei giovani e dal lassismo delle autorità locali, hanno richiesto le dimissioni del governatore, Angel Aguirre, e del sindaco di Iguala, José Velazquez, che risulta irreperibile.  Il rettore dell’Università autonoma de Guerrero, Andrés Gama, ha dichiarato: «Il governo dello Stato è assente e incapace, erano giovani che sognavano e le loro vite sono state stroncate da assassini che agiscono nella certezza dell’impunità». Dopo quasi un mese, le autorità stanno ancora verificando se i corpi rinvenuti in alcune fosse comuni nei pressi di Iguala appartengano agli studenti scomparsi. Il governatore Angel Aguirre, che durante gli scontri si era nascosto fuori città, aveva inizialmente garantito che i cadaveri rinvenuti non erano dei giovani. Tuttavia, durante le indagini sulle fosse comuni, sono state arrestate 34 persone fra cui 26 poliziotti accusate di collusione con il crimine organizzato. La tesi più accreditata resta infatti ancora quella che i ragazzi siano finiti nelle mani della polizia appoggiata da uomini armati, probabilmente dei Guerreros Unidos, un cartello locale dedito al traffico di stupefacenti e al racket. E ieri in un conflitto a fuoco con la polizia proprio uno dei boss della gang, Benjamin Mondragon, è stato ucciso.  Profonda preoccupazione per le tensioni nel Guerrero è stata espressa anche dalla Chiesa cattolica messicana. In un comunicato, i pastori, hanno richiesto alle autorità «di appurare la responsabilità della sparizione dei 43 studenti di Iguala perché l’impunità è la madre di tutta la violenza e di tutta l’ingiustizia». Parole di monito anche dai vescovi delle diocesi che formano la provincia ecclesiastica di Acapulco: «Siamo stupefatti e preoccupati – ha riferito l’agenzia Fides – per il modo in cui le forze di polizia si sono comportate in questo caso. Vogliamo esprimere il nostro dolore sia per gli studenti morti che per quelli dispersi, oltre alla nostra disapprovazione circa il comportamento delle forze di polizia in questo caso».
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