martedì 29 ottobre 2019
Westminster ha bocciato la mozione, presentata dai laburisti e appoggiata da LibDem e nazionalisti scozzesi, per anticipare il voto al 9 dicembre con 315 voti contro 295
Il premier Boris Johnson lascia Downing street per andare a Westminster dove i deputati hanno dato l'ok a elezioni generali il prossimo 12 dicembre (Ansa)

Il premier Boris Johnson lascia Downing street per andare a Westminster dove i deputati hanno dato l'ok a elezioni generali il prossimo 12 dicembre (Ansa)

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La Gran Bretagna tonerà il 12 dicembre alle urne. È quanto stabilito dal Parlamento britannico, che ha
bocciato la mozione presentata dai laburisti, LibDem e nazionalisti scozzesi per anticipare al 9 dicembre la data del voto. Solo 295 deputati hanno votato per l'emendamento del leader laburista Jeremy Corbyn, 315 hanno votato contro. L'ok alle elezioni generali è stato dato da 438 deputati. Soltanto 20 hanno votato contro. Ora si attende il via libera dalla camera dei lord, dove la legge non dovrebbe trovare ostacoli, cosi da completare l'iter parlamentare ed ottenere la firma della regina in
settimana.

E' LA QUARTA VOLTA CHE JOHNSON CHIEDE AI DEPUTATI DI DARE VIA LIBERA AL VOTO

E’ la quarta volta che Johnson, da quando è stato eletto premier lo scorso luglio, chiede ai deputati di dargli via libera per le elezioni generali, l’ultima lunedi scorso quando aveva bisogno di una maggioranza di due terzi prevista dalla legislazione “fixed term parliament act”. Questa volta il colorito premier l'ha spuntata, usando una normativa che gli permetteva di avere una maggioranza semplice di metà più uno.

Laburisti, LibDem e gli indipendentisti scozzesi dell'Snp chiedevano elezioni il 9 dicembre perché pensano che, in questo modo, sarebbe stata esclusa l’eventualità che Johnson riproponesse al parlamento la sua legislazione sulla Brexit e la facesse approvare prima che quest’ultimo venga dissolto. Tutti e due i partiti faranno campagna elettorale dicendo che non vogliono la Brexit e chiedendo un secondo referendum. Anche il gruppo di cinque deputati indipendenti “Independent Group for Change” e il partito gallese “Plaid Cymru” sono per un secondo referendum

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