giovedì 3 febbraio 2022
La vicenda ricorda quella del piccolo Alfredino che commosse l'opinione pubblica italiana. Il bambino è vivo. Operazioni a oltranza per estrarlo
I soccorritori hanno calato un telefono con videocamera nel pozzo per riprendere il piccolo

I soccorritori hanno calato un telefono con videocamera nel pozzo per riprendere il piccolo - Ansa

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Sono proseguiti per tutta la notte in Marocco, i tentativi di recuperare Ryan, il bimbo di 5 anni caduto in un pozzo martedì, nel tardo pomeriggio. Fa freddo a 60 metri di profondità e manca ossigeno. «Sono più di 40 ore che Rayan è laggiù», dicono i soccorritori. Il piccolo è caduto mentre giocava, in campagna. E ora Ryan, 5 anni, è prigioniero di una cisterna profonda sessanta volte la sua altezza.

Il dramma, avvenuto a Tamrut, piccola comunità nel Marocco rurale a ridosso del Rif, ricorda quello di Alfredino Rampi, precipitato in un pozzo artesiano il 10 giugno 1981, vicino a Fiumicino. Quella volta, dopo tre giorni di maratona tv, la vicenda finì in tragedia, con la morte del bambino, di sei anni. Le autorità marocchine si sono mobilitate affinché la storia non si ripeta. Estrarre Ryan è complesso: per l'intera giornata si sono susseguiti gli intenti di recuperarlo.

Finora i soccorritori hanno calato un telefono con videocamera e sono riusciti a vedere il piccolo, in condizioni apparentemente discrete. Gli hanno fornito ossigeno, cibo e acqua e gli parlano per tenerlo sveglio. E Ryan risponde, ogni tanto, con un filo di voce, chiedendo della madre. Un giovane ha cercato di calarsi ma ha dovuto desistere per mancanza di ossigeno. Le squadre di soccorso, però, non si arrendono: le operazioni continueranno a oltranza, per l'intera notte.

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