lunedì 6 gennaio 2014
Lo ha detto l'ordinario militare per l'Italia, in questi giorni in visita al contingente militare italiano dell'Unifil.
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"Noi militari cristiani dobbiamo avere il coraggio di affermare che è il Vangelo l"arma' più potente, l'unica arma in grado di costruire la pace". Lo ha detto l'ordinario militare per l'Italia arcivescovo Santo Marcianò, in questi giorni in visita al contingente militare italiano dell'Unifil in Libano, in occasione delle omelie tenute nelle celebrazioni eucaristiche per l'Epifania (una a Shama e l'altra a Naqoura). "Oggi, che peraltro è il giorno in cui la Chiesa d'Oriente celebra il suo Natale, il Vangelo - ha detto Marcianò - ci mette dinanzi un'altra categoria di persone: i Magi, i sapienti, coloro che sono alla ricerca della verità. È un messaggio particolarmente eloquente in questa terra d'Oriente, in questa splendida regione del Libano dove il contingente Unifil, composto da forze armate di diversa nazionalità sotto l'egida delle Nazioni Unite, è impegnato a custodire la pace, vegliando sulle incursioni di gruppi armati nei confronti della popolazione locale e, allo stesso tempo, è impegnato a custodire le linee di confine con Israele, con la Terra Santa"."È un'emozione pensare che, non lontano da qui, 2mila anni fa i Magi seguivano le stelle e percorrevano la loro strada per arrivare a Betlemme", ha detto ancora l'ordinario militare italiano. "Come i Magi anche noi ci mettiamo in cammino, anche senza una risposta completamente chiara, ma seguendo una stella, cioè le indicazioni che civengono date e i volti delle persone che ci chiedono aiuto. Quante, in un luogo come questo!". "Il cammino di chi, come voi, si mette a servizio degli altri nei contingenti di pace non è semplice. È fatto di piccoli gesti quotidiani che sanno costruire la pace col custodire, curare, promuovere popoli che sentiamo fratelli". Monsignor Marcianò si è chiesto "come portare questo messaggio in un mondo, quello militare, in cui la guerra, la violenza, sembrano compagne di cammino? Il Vangelo di oggi sembra suggerirci una via: diventando stella". E "nel concreto questo si può tradurre in due elementi: da una parte lo "stile" che mi sembra accomuni e contraddistingua i militari italiani, forti di una cultura ricca di attenzione all'altro, di una formazione attenta alla correttezza e alla non violenza, di uno spirito di gruppo, di un impegno comune, di famiglia che può diventare lievito anche per la vita di altri nostri compagni di culture diverse". "D'altra parte, però, c'è tutta la forza del Vangelo: c'è tutta la Luce che, pur riflessa dalle stelle, è portata sulla terra solo dal Bambino di Betlemme, dal Figlio di Dio", il Vangelo come "l'unica arma in grado di costruire la pace".
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