venerdì 20 maggio 2016
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CARACAS Disobbedienza e resistenza, da una parte. La minaccia del pugno duro, dall’altra. Sembra precipitare verso un punto cieco la crisi venezuelana. All’indomani delle manifestazioni di protesta contro il presidente, Henrique Capriles, candidato sconfitto da Maduro alle elezioni del 2013, ha lanciato un nuovo appello alla “rivolta”: «Noi, i venezuelani, faremo in modo che Maduro rispetti la Costituzione! Il suo decreto sullo stato d’emeregenza è stato respinto da parte dell’Assemblea, è considerato nullo e nessuno deve rispettarlo». Il presidente non sembra affatto disposto a “disarmare”. Anzi. Ieri ha tuonato di essere pronto a decretare uno «stato di eccezione per agitazione interna» per rispondere alle «violente azioni golpiste» dell’opposizione, Maduro ha assicurato che dispone dei mezzi «costituzionali e democratici» per affrontare quel- lo che ha definito «la minaccia del governo americano e la campagna internazionale contro di noi», alla quale partecipa «la destra reazionaria » che controlla il Parlamento. Gli antichavisti sono «servi degli interessi imperiali che vogliono sottomettere e schiavizzare la patria », ha minacciato l’erede di Chavez, che ha definito la vittoria dell’opposizione nelle politiche dello scorso dicembre «un errore storico che il popolo dovrà correggere, prima o poi». In risposta all’intransigenza del governo, è partita una sonora “caceroleada”, la protesta a suon di pentole, che si è potuta sentire in tutta la capitale, dai quartieri di classe media dell’est di Caracas ai “barrios” popolari di Petare, San José, Catia, El Valle e La Pastora. La maggioranza dei venezuelani vive condizionata da altre emergenze: lunghe code per cercare di procurarsi olio, farina o latte, medicine per l’ipertensione o cure pediatriche diventate introvabili, black out elettrici quotidiani e violenza criminale dilagante. In un clima sempre più incandescente, è stata annullata la visita di monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, prevista per l’ordinazione episcopale di monsignor Francisco Escalante, «sacerdote venezuelano della diocesi di San Cristobal, nominato dal Santo Padre nuovo Nunzio Apostolico nella Repubblica del Congo». Decisione avvenuta «per motivi che non dipendono dal Vaticano». ( E.A.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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