venerdì 26 aprile 2019
Il presidente rivela il suo piano e va a caccia dei ceti medi: caliamo le imposte sui redditi. Le pensioni sotto i 2mila euro seguiranno l’inflazione. Per quelle future un minimo di mille euro
Macron taglia le tasse e i privilegi alla casta
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Un’agenda speciale di correttivi economico-sociali, anzi un nuovo «progetto nazionale più giusto e umano» per tentare di spegnere i focolai di rivolta nella Francia dei gilet gialli. Emmanuel Macron si è presentato ieri pomeriggio al cospetto del Paese e dei giornalisti per offrire garanzie e concessioni sulle questioni da mesi al centro del malcontento popolare.
«Oggi, prima di tutto, deve tornare l’ordine pubblico e l’indispensabile concordia», ha esordito il presidente, all’Eliseo, nella prima conferenza stampa del quinquennio. Macron ha assicurato di aver «capito molto» sul Paese e sui «sentimenti di rabbia» concentrati nelle cittadine periferiche che si sentono «dimenticate», così come nell’arcipelago nazionale della fragilità, simbolizzato dalle famiglie monoparentali.
Il potere d’acquisto dei francesi è stato il filo conduttore delle promesse più attese. In proposito, Macron intende «abbassare le tasse delle classi medie», in particolare quella sui redditi, sopprimendo al contempo certe esenzioni fiscali delle aziende. Le pensioni sotto i 2mila euro seguiranno invece da ora in poi il passo dell’inflazione. Per quelle future, sarà garantito un minimo di mille euro. Inoltre, l’Eliseo convocherà una conferenza speciale con le parti sociali, per rilanciare un dialogo allargato sul lavoro, preannunciando già ieri migliori sussidi di disoccupazione.


Sul fronte delle riforme istituzionali, una bozza di legge quadro giungerà in Parlamento prima dell’estate. Molto significativo il proposito di «sopprimere l’Ena», la fucina della più alta amministrazione, amputata in futuro «dei grandi corpi» di superfunzionari scelti in modo automatico all’uscita dalla scuola amministrativa frequentata dallo stesso Macron. Un colpo di scure, in altri termini, contro gli aspetti più visibili e contestati delle caste repubblicane. Macron ha promesso pure «una parte più significativa di proporzionale, attorno al 20%, in Parlamento», con meno parlamentari (un taglio di circa il 30%), ma anche nuovi passi verso un autentico referendum d’iniziativa popolare, con la soglia dell’attuale dispositivo che scenderà a un milione di firme. Verrà inoltre creato un «consiglio della partecipazione civica», con 150 cittadini estratti a sorte che si esprimeranno inizialmente sulle questioni ambientali, considerate da Macron come una grande priorità. Avanzerà pure la decentralizzazione amministrativa, con la soppressione di «organismi centrali inutili», sullo sfondo anche dell’approvazione, prima dell’autunno, di un’agenda chiara sui grandi obiettivi nazionali per l’orizzonte 2025. Sulle sfide ‘verdi’, lo Stato si coordinerà pure attraverso un «consiglio di difesa ecologica».
Nel campo dei servizi pubblici, Macron vuole battersi contro i «deserti medici» e più in generale «cessare le chiusure» di strutture locali, creando anzi delle «case dei servizi» polivalenti. L’Eliseo promette pure di rilanciare la «politica familiare», con un’attenzione anche alla natalità e alle pensioni di chi accudisce una persona cara dipendente. Verrà anche rafforzato il servizio civico, per vivificare le associazioni. Sul piano della laicità, poi, saranno conservate le regole della legge del 1905, ma con la promessa parallela di un giro di vite contro la «minaccia» del fondamentalismo islamico.
Sulle questioni europee, Macron auspica invece un «diritto d’asilo rifondato e uniforme» su scala continentale, nel quadro di una nuova «politica di sviluppo e migratoria» coordinata e attenta all’Africa. Il Parlamento francese discuterà il nodo migratorio una volta l’anno.


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