mercoledì 27 marzo 2019
La risoluzione del Parlamento Europeo: gli Stati membri manterranno il diritto di decidere il proprio fuso orario. Il cambio dal 2021. L’idea nata da una consultazione popolare
(Ansa)

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Ora legale, bye bye. L’Europa vuole mandare in pensione il doppio sistema orario, ma solo dal 2021. A stabilirlo una risoluzione del Parlamento Europeo che si è espresso, ieri, con 410 voti a favore, 192 contrari e 51 astensioni. I deputati hanno sostenuto, dunque, la proposta della Commissione di porre fine al cambio stagionale dell’ora, ma hanno deciso di far slittare il “cambio”. Tutti i Paesi Ue regoleranno le lancette all’unisono? Niente affatto. Non ci sarà una uniformità imposta dal-l’alto, ogni Stato membro potrà scegliere. In pratica, i Paesi che decidono di mantenere l’ora legale dovranno regolare gli orologi, per l’ultima volta, l’ultima domenica di marzo 2021. Quelli che preferiscono mantenere l’ora solare sposteranno gli orologi l’ultima domenica di ottobre 2021.

La risoluzione legislativa fissa la posizione negoziale dell’Eurocamera ma, in realtà, non fa fare alcun passo in avanti al dossier. Perché sono prima di tutto gli Stati membri che devono approvare l’idea, e al momento sono lontanissimi da una posizione comune. Soltanto dopo averla trovata partirà il negoziato tra le tre istituzioni Ue, che porterà al testo definitivo della norma.

È stata dunque raccolta la preferenza espressa dai cittadini europei la scorsa estate. Al sondaggio Ue hanno risposto 4,6 milioni di europei (su 500 milioni), tra il 4 luglio e il 16 agosto, con un risultato netto: l’84% ha detto di non voler più cambiare l’ora (l’unica eccezione si registra in Grecia e Cipro). Anche gli italiani sono a favore allo stop del cambio di ora. Anche se il tasso di interesse al sondaggio Ue è stato molto diverso a seconda dei Paesi. Gli italiani l’hanno praticamente ignorato: appena lo 0,04% ha dato una risposta (al pari della Romania, più indifferenti solo i britannici, con lo 0,02%). I più coinvolti sono stati invece la Germania (3,79%) e l’Austria (2,94%), seguite da Lussemburgo, Finlandia ed Estonia. Questi due ultimi Paesi, insieme a Lituania e Lettonia, si erano già mobilitati per chiedere la fine del doppio sistema mentre la Polonia aveva già preparato una bozza di legge poi mai approvata.

Un cambiamento che non ha incontrato il favore dei deputati italiani. «Quella del cambio delle lancette è una tradizione che porta svariati benefici: giornate più lunghe, risparmi energetici, più attività all’aria aperta. La decisione di oggi è quindi abbastanza assurda», dice L’eurodeputato Pd Nicola Danti. «Tanto più che il testo approvato – continua Denti – ha dei difetti importanti: non c’è garanzia che gli Stati membri si coordineranno, con il rischio che un viaggio tra Spagna, Francia e Italia comporti tre cambi delle lancette. Per non parlare poi dei risparmi energetici durante l’estate: quasi 100 milioni di euro all’anno per l’Italia». Per Marco Affronte ( Verdi) «la vera sfida è riuscire ad avere una certa uniformità fra i vari Stati: il rischio è che avere differenti fusi orari possa creare problemi alle frontiere e inutili lentezze e costi commerciali».

Domenica si spostano le lancette avanti

Domenica sposteremo tutti le lancette dell'orologio un'ora avanti. Domenica sposteremo tutti le lancette dell’orologio un’ora avanti. Notevoli i vantaggi a livello di risparmio. La presenza di un’ora in più di luce al giorno permette un risparmio di energia elettrica. Uno studio targato Terna, operatore per la trasmissione dell’energia elettrica, ha stimato un risparmio di 573 milioni di kilowattora in tutta Italia nel 2016 tra i mesi di marzo e novembre.

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