venerdì 30 aprile 2021
Tre dei sette religiosi (5 preti e due suore) sequestrati l'11 aprile erano già stati rilasciati una settimana fa. L'istituto missionario di Saint Jacques: stanno bene
Fedeli in preghiera per le persone rapite ad aprile

Fedeli in preghiera per le persone rapite ad aprile - Reuters (15 aprile 2021)

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«Nessuna parola sarà sufficiente per esprimere la nostra gratitudine» «verso Dio e verso tutte le persone e istituzioni che ci sono state vicine». Così la Società di Saint-Jacques ha annunciato la liberazione di tutti gli ostaggi sequestrati l’11 aprile a Croix-des-Bouquets, alle porte di Port-au-Prince, mentre si recavano alla chiesa di Galette de Chambon, a Ganthier, per celebrare l’entrata del nuovo parroco, padre Arnel Joseph. Sono, dunque, tornati a casa, i cinque religiosi – i preti haitiani, Evens Joseph, Jean Nicaisse Milien e Joël Thomas, i francesi padre Marcel Briand e suor Agnès Bordeau – e il laico Wilder Joy. Gli altri quattro – suor Anne Marie Dorcelus, padre Jean-Hughes Baptiste, i laici Oxane Dorcélus e Lovely Joseph – erano stati rilasciati nelle scorse settimane.



Tutti – sempre secondo la Società di Saint-Jacques – sono in buona salute, nonostante le difficili condizioni di prigionia. Oxane Dorcélus, madre di padre Joseph Arnel, la prima ad essere liberata, aveva raccontato che il gruppo era tenuto all’aperto, in una radura, incatentato agli alberi.

«La notizia arriva dopo venti lunghi giorni, da quando dieci nostri fratelli e sorelle sono stati rapiti dai banditi sulla strada per Ganthier – ha aggiunto l’istituto missionario –, in un clima di generale e deleteria insicurezza che si è intensificato ad Haiti negli ultimi mesi». «Siamo molto felici. Ma lo saremmo ancora di più se vivessimo in un Paese dove le persone potessero muoversi la paura di essere catturate dai malviventi», ha ribadito l’arcivescovo di Port-au-Prince, Max Leroy Mesidor. Negli ultimi mesi, si è assistito a un’escalation di sequestri senza precedenti. Principali responsabili sono le almeno 76 gang, bande criminali che controllano le baraccopoli e impongono agli abitanti il pagamento del pizzo. L’attacco della gang 400 Mawzoo, a Croix-des-Bouquets, però, ha segnato un “salto di qualità”, sia per la scelta di colpire dei religiosi impegnati per gli ultimi – molto amati dalla popolazione – sia per l’entità del riscatto: un milione di dollari.

Di fronte alla deriva – una «discesa all’inferno», l’hanno definita i vescovi –, la Chiesa haitiana è ricorsa per due volte a un gesto forte: la chiusura di tutte le scuole, università e istituzioni cattoliche, tranne le chiese. Insieme agli “scioperi”, il 15 e il 23 aprile, sono state organizzate Messe e preghiere. Il braccio di ferro politico tra il presidente Jovenel Moïse e l’opposizione, che ne contesta la legittimità, va avanti ormai da tre anni. Ad alimentarlo i ripetuti scandali di corruzione che hanno coinvolto l’amministrazione attuale e quelle precedenti. Lo scontro ha fatto slittare a data da destinarsi le legislative: Moïse governa ormai per decreto, senza Parlamento. Ad acuire ulteriormente le tensioni, la scelta di quest’ultimo di convocare a giugno un referendum per cambiare la Costituzione, possibilità vietata dall’attuale Carta fondamentale. Da settimane le proteste si susseguono. Nel mentre, approfittando del caos anarchico, le gang estendono il tragico business dei sequestri.
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