lunedì 14 gennaio 2013
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Gentile presidente Zardari,mi verrebbe da dire che sono stupito che un Paese come il suo, culla di una spiritualità tra le più raffinate del mondo, crogiolo di razze e di religioni, erede della grandezza della cultura persiana, sia oggi ingiustamente pensato come uno dei posti più pericolosi al mondo per chi professa la propria religione. Il cristianesimo in Pakistan non è uno straniero, ma una tradizione che affonda le proprie radici nella storia del Paese. E nella stessa profondità del sufismo, che in Pakistan è talmente diffuso come religione dell’amore che ha trasbordato nei canti e nelle musiche arrivate in Occidente con la voce di Nusrat Fateh Ali Khan e nelle canzoni d’amore a Dio che sono sulla bocca di tutti gli appassionati dei film di Bollywood. Com’è possibile che un Paese come il suo, crocevia di culture, credi, spiritualità, si macchi di un crimine contro chi professa una religione diversa da quella della maggioranza? Ci aspettiamo da lei, Signor Presidente, una immagine del suo Paese più conforme alla sua grande storia e alla sua missione nel mondo.
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