mercoledì 21 febbraio 2024
Il dolore di Ilya Yashin, condannato a 8 anni perché dissidente: Sento un vuoto nero dentro. E comprendo i miei rischi. Dietro le sbarre la mia vita è nelle mani di Putin ed è in pericolo
Il volto del leader dissidente Alexei Navalny proiettato sulla facciata del Campidoglio a Roma per ricordarne il suo sacrificio

Il volto del leader dissidente Alexei Navalny proiettato sulla facciata del Campidoglio a Roma per ricordarne il suo sacrificio - Reuters

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Nel canale Telegram del politico Ilya Yashin, condannato a otto anni e mezzo di prigione per aver distribuito "falsi" sull'esercito russo, è stato pubblicato un post dedicato a Navalny. Nel testo Yashin afferma di aver appreso della morte di Navalny solo il 19 febbraio. Ricorda l’altro suo amico, Boris Nemtsov, ucciso nel febbraio 2015. Secondo Yashin, sa i rischi che corre e che la sua vita è “nelle mani di Putin”, ma aggiunge che “continuerà a restare fedele alla sua linea. Di seguito il testo integrale pubblicato sui media indipendenti russi.


Le notizie arrivano con ritardo nelle baracche del campo e ho saputo della morte di Alexei Navalny solo ieri. È difficile trasmettere il mio shock. È difficile raccogliere i pensieri. Il dolore e l'orrore sono insopportabili. Eppure non rimarrò in silenzio: dirò ciò che ritengo importante.

Cosa è successo a Navalny? Non ho dubbi che sia stato ucciso. Per tre anni Alexey è stato sotto il controllo delle forze di sicurezza, che già nel 2020 hanno organizzato un attentato senza successo alla sua vita. Adesso abbiamo chiuso la questione.
Per me la domanda non è: chi ha ucciso? Non ho dubbi che sia stato Putin. E' un criminale di guerra. Navalny era il suo principale avversario in Russia ed era fonte di odio al Cremlino. Putin aveva sia le motivazioni che le possibilità. Sono convinto che sia stato lui a ordinare l'omicidio.

Capisco come la propaganda di stato cecherà di manipolare l'opinione pubblica. Diranno che la morte di Navalny non era vantaggiosa per il presidente, che ucciderlo un mese prima delle elezioni è illogico, che Putin è concentrato sulla politica globale e non ha tempo per pensare a qualche prigioniero... Assurdità assoluta, lasciate perdere. Dopo l’avvelenamento di Alexei nel 2020, la propaganda ha difeso Putin con l’argomento “se volessi uccidere, ucciderei”. Giusto. Voleva e ha ucciso. E non ha solo ucciso, ha ucciso in modo dimostrativo. Soprattutto alla vigilia delle elezioni, così che di fatto nessuno dubitasse del coinvolgimento di Putin. Ha anche ucciso in modo dimostrativo Prigozhin, in modo che nessuno ne dubitasse.

Secondo Putin, questo è il modo in cui si afferma il potere: attraverso l’omicidio, la crudeltà e la vendetta dimostrativa. Questo non è il pensiero di uno statista. Questa è la mentalità di un capobanda. Quindi ammettiamolo onestamente: Putin è il leader della struttura mafiosa che si è fusa con il nostro Stato. È privo di qualsiasi restrizione morale o legale. Mantiene le persone nella paura e imprigiona e distrugge coloro che non hanno paura.

Ecco perché hanno sparato a Boris Nemzov. Ecco perché Alexei Navalny è stato ucciso. Per tre anni nella colonia è stato torturato in celle di isolamento e piegato affinché chiedesse pietà. Non ha funzionato e poi è stato privato della sua vita.

Il confronto tra Navalny e Putin ha mostrato la portata delle personalità di entrambi. Alexey rimarrà nella storia come un uomo dal coraggio eccezionale, che andò avanti per ciò in cui credeva. Camminò disprezzando la paura e la morte. Camminava con il sorriso e la testa alta. Ed è morto da eroe.

Putin rimarrà un piccolo uomo che ha ricevuto accidentalmente un enorme potere. Un personaggio che si nasconde in un bunker, uccide di nascosto e tiene in ostaggio milioni di persone. Ma non desidero che muoia. Sogno che risponda dei suoi crimini non solo davanti al tribunale di Dio, ma anche davanti al tribunale terreno.

Alexei Navalny era mio amico. Lo stesso era Boris Nemcov. Abbiamo lottato per una causa comune e abbiamo dedicato la nostra vita a rendere la Russia pacifica, libera e felice. Ora entrambi i miei amici sono morti. Sento un vuoto nero dentro. E, naturalmente, comprendo i miei rischi. Sono dietro le sbarre, la mia vita è nelle mani di Putin ed è in pericolo. Ma continuerò a restare fedele alla mia linea.

Traduzione di Raffaella Chiodo Karpinsky





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