sabato 27 maggio 2017
L’adesione, nel novembre 2014, del gruppo locale Ansar Bayt al-Maqdis (Partigiani di Gerusalemme) al sedicente Califfato ha inaugurato una nuova stagione di violenza jihadista in Egitto
La Wilaya del Sinai e i legami «esterni» sempre più evidenti
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L’adesione, nel novembre 2014, del gruppo locale Ansar Bayt al-Maqdis (Partigiani di Gerusalemme) al sedicente Califfato ha inaugurato una nuova stagione di violenza jihadista in Egitto. Da allora, i jihadisti della neonata «Wilaya del Sinai» hanno potuto beneficiare di nuove risorse logistiche e militari nella loro campagna armata iniziata nel 2011. La sigla ha firmato decine di attentati negli ultimi anni: all’inizio, quasi esclusivamente contro obiettivi militari egiziani, poi sempre più contro i copti, accusati di essere vicini al regime di Sisi. Il 31 ottobre 2015, è stato questo gruppo a rivendicare l’abbattimento dell’aereo russo nel Sinai, diretto a San Pietroburgo.

L’escalation ha raggiunto livelli inauditi nel febbraio scorso, quando i jihadisti hanno intensificato i loro attentati ai danni della piccola comunità copta nel Sinai, costringendo decine di famiglie cristiane a lasciare la località di al-Arish. A capo della Wilaya si sono alternati diversi «governatori». L’attuale emiro potrebbe essere addirittura non egiziano, tale Abu Hajar al-Hashemi, forse un ex ufficiale di Saddam Hussein. Alcune fonti vedono Abu Hajar in contrasto con altri capi, che vorrebbero tagliare i legami con un Califfato in profonda crisi su diversi fronti. Colpire un obiettivo facile, come i cristiani, diventa un modo per dare prova della propria vitalità. Tre settimane fa, la minoranza religiosa era stata nuovamente minacciata in un’intervista pubblicata dal settimanale del Daesh, “al-Nabaa”. Un leader del gruppo avvertiva i musulmani a non avvicinarsi a raduni di fedeli cristiani, oltre che a sedi governative, militari o della polizia, indicandoli come «obiettivi legittimi» da colpire. Camille Eid

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