lunedì 18 luglio 2022
Onu e organizzazioni internazionali denunciano la preponderanza di attacchi contro la popolazione. Kiev: «Su oltre 17mila attacchi solo 300 sono stati lanciati contro strutture militari».
Edifici e infrastrutture civili bombardati dalla Russia nel sud dell'Ucraina

Edifici e infrastrutture civili bombardati dalla Russia nel sud dell'Ucraina - Nello Scavo

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All’alba del 24 febbraio, quando su Kiev cominciavano a piovere missili, apparve subito chiaro che la guerra era stata ordinata contro i civili, prima ancora che contro i militari ucraini. Da allora altri tremila ordigni sono stati compulsivamente scagliati su ordine del Cremlino, ma solo una minima parte ha raggiunto obiettivi militari.

Al ritmo di 20 razzi al giorno e di migliaia di colpi di artiglieria, lo scontro segue uno spartito in crescendo: terrorizzare la popolazione e svuotare i centri più popolosi per incontrare meno resistenza possibile. Le ostilità più pesanti hanno causato la morte e il ferimento «di un numero sempre maggiore di civili su entrambi i lati della linea del fronte negli oblast di Donetska e Luhanska, secondo quanto riferito da diverse fonti sul campo», si legge nel bollettino giornaliero dell’Onu. Secondo le ultime stime delle agenzie internazionali, 15,7 milioni sono gli ucraini che necessitano di assistenza nelle aree di combattimento, tra questi ci sono poi 6.7 milioni di sfollati interni.

C’era voluta, l’8 aprile, la strage con oltre 52 profughi in attesa di una via di fuga in treno (verso Kiev e non verso la Russia) alla stazione di Kramatorsk, nel Donbass, per rendere plateale la strategia terroristica delle forze russe. Cibo, acqua, scuole, case, ospedali, ferrovie. Chi resta intrappolato nelle zone bombardate vive in stato d’assedio, pur non essendo circondati. Gli ospedali non sono mai stati un posto sicuro. Le Nazioni Unite hanno registrato 277 attacchi russi contro strutture sanitarie. E chi per un appendicite o una scheggia da mortaio ha bisogno di cure, sa che recarsi al pronto soccorso è rischioso quasi quanto andare al fronte. Il 12 luglio due centri medici sono stati colpiti a Mykolaiv, la città che pochi giorni prima era stata bombardata proprio nel quartiere dove erano arrivati gli aiuti umanitari della “Carovana della Pace” italiana, consegnati all’unico centro di distribuzione rimasto intatto fino a quel momento. Poche ore prima erano stati distrutti anche un deposito di acqua potabile (introvabile dopo che gli attacchi russi hanno distrutto i sistemi di pompaggio) e la cucina industriale di una ong spagnola che distribuisce cibo a chi non ne ha più.

Fame e sete sono armi non convenzionali adoperate fin dal primo fallito assalto a Kiev. Per piegare definitivamente la resistenza i sistemi di distribuzione idrica sono stati compromessi anche Sloviansk e Kramatorsk. «L’intensificarsi delle ostilità - annotano le fonti Onu - ha spinto i sindaci di entrambe le città a lanciare un appello ai residenti affinché evacuino immediatamente e trovino sicurezza altrove».

I crimini contro i civili sono stati confermati anche da una missione investigativa dell’Osce che in un rapporto «riservato» di 120 pagine, visionato da “Avvenire”, conferma che «nuove prove continuano a emergere anche dopo la scoperta delle fosse comuni». Sono state inoltre provate le «deportazioni su larga scala di civili ucraini in Russia; varie forme di maltrattamento, tra cui la tortura, inflitte ai civili detenuti e ai prigionieri di guerra; il mancato rispetto delle garanzie di un processo equo; l'imposizione della pena di morte».

Edifici e infrastrutture civili bombardati dalla Russia nel sud dell'Ucraina

Edifici e infrastrutture civili bombardati dalla Russia nel sud dell'Ucraina - Nello Scavo

Tra meno di due mesi in Ucraina si affaccerà l’autunno, una stagione già fredda e ostile, con temperature che normalmente venivano affrontate grazie al riscaldamento. Quest’anno non potrà essere cosi, neanche se la guerra cessasse oggi. Quando il conflitto è esploso l’inverno era quasi alle spalle, ma la prospettiva di sei mesi di freddo a partire da metà settembre preoccupa gli operatori sul campo. Solo nella regione di Mykolaiv, dove si annuncia una nuova ondata di scontri in vista del contrattacco ucraino per riprendere il controllo di Kherson, «i pozzi di nuova perforazione servono solo il 5% circa della popolazione e la qualità dell’acqua estratta è spesso al di sotto degli standard», informa il coordinamento delle operazioni Onu.

Il 4 luglio le autorità ucraine hanno denunciato come i residenti di Mariupol, caduta in mano russa, siano costretti ad attingere alle pozanghere, potendo disporre solo di cinque litri di acqua potabile a settimana. Sebbene le Nazioni Unite non abbiano potuto verificare direttamente, a causa del divieto di accesso delle forze russe alle agenzie internazionali, «ci sono diversi rapporti attendibili - informa l’Ufficio umanitario Onu in Ucraina - che confermano la terribile situazione». L’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato l’allarme per «alto rischio colera».

Edifici e infrastrutture civili bombardati dalla Russia nel sud dell'Ucraina

Edifici e infrastrutture civili bombardati dalla Russia nel sud dell'Ucraina - Nello Scavo

Fino a ieri sono stati contati «17.314 attacchi su obiettivi civili e poco più di 300 su obiettivi militari», sostiene il primo viceministro degli Interni ucraino, Yevhen Yenin. Altre fonti del governo di Kiev, riferendosi ai soli lanci di missili, ritengono che il 70% dei bersagli non fossero militari. Numeri che l’Onu non smentisce, anzi rimandando le acquisizioni direttamente alla Corte penale internazionale. Pur non negando la quantità di azioni offensive, Mosca sostiene che stazioni ferroviarie, centri commerciali, abitazioni private, campi coltivati, ospedali, perfino chiese, erano il ritrovo abituale di combattenti ucraini.

Venerdì il ministero della Difesa russo ha affermato che il bombardamento su Vinnytsa ha colpito una struttura militare dove era in corso una riunione di ufficiali ucraini e «fornitori stranieri di armi». I civili morti sono stati 23, tra essi una bambina appena uscita da una struttura per l’infanzia e uccisa dai missili mentre giocava con la mamma spingendo il suo passeggino. «I partecipanti alla riunione - ha precisato Mosca - sono stati eliminati».



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