giovedì 29 novembre 2018
Impagliazzo (Sant'Egidio): un monito contro chi legittima la violenza. Alla Camera i responsabili dei governi, con Moavero, promettono impegno per la moratoria all'Onu
Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi (a sinistra), con il presidente della Comunita’ di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, alla Camera (Siciliani)

Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi (a sinistra), con il presidente della Comunita’ di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, alla Camera (Siciliani)

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«Abbiamo abolito la pena di morte nella consapevolezza che la vita è sacra. Inoltre, la sua “utilità” nel prevenire la commissione di crimini non è dimostrata... ». Spiega così ad Avvenire, il ministro della Giustizia del Benin, Severin Ludovic Maxime Quenum, la decisione del suo governo di cancellare, a febbraio, la pena capitale, commutando in ergastolo le condanne di 14 detenuti in attesa dell’esecuzione. L’esperienza del Benin è stata raccontata ieri da Quenum alla Camera dei deputati, durante l’XI Congresso internazionale dei ministri della Giustizia, dal titolo «Per un mondo senza la pena di morte». Un incontro organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e che ha visto la presenza di una trentina di ministri di altrettanti Paesi (dal Sudafrica alla Malaysia, dal Burkina Faso allo Zimbabwe fino al Marocco). Fra loro anche i titolari italiani di Esteri e Giustizia, Enzo Moavero Milanesi e Alfonso Bonafede, e il segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, monsignor Richard Paul Gallagher. A suo parere, la pena di morte «non è mai giustificata come ipotesi di legittima difesa» e col suo «trattamento crudele e degradante», appare «contraria al significato di humanitas e di misericordia». Secondo il “ministro degli Esteri” del Vaticano «l’aumento dei Paesi che appoggiano la moratoria è un segno dello sviluppo della consapevolezza che questo strumento possa essere sostituito con mezzi più efficaci e meno brutali».

Moavero: voto Onu a dicembre. L’Italia è da anni impegnata in prima fila alle Nazioni Unite nella campagna per una moratoria universale della pena di morte. L’ultima risoluzione è stata approvata dalla III Commissione dell’Assemblea Generale il 13 novembre, con un numero di sì mai registrato prima: 123 Paesi favorevoli, 30 astenuti e 36 contrari. Un atto su cui l’Onu dovrà votare a dicembre, argomenta il ministro Moavero, e che si pone in maniera «dialogante e non oltranzista» verso gli Stati che ancora la prevedono (56 in tutto il mondo, anche se solo 23 la applicano effettivamente), prevedendo peraltro anche garanzie di «una tutela legale adeguata per chi non se lo può permettere, per evitare l’irrimediabilità dell’errore giudiziario».

Stop della Malaysia. In Italia la pena di morte non c’è, ricorda il guardasigilli Alfonso Bonafede, e «noi, forti del nostro ordinamento giuridico e dell’articolo 27 della Costituzione, diciamo a testa alta che la direzione giusta è l’abolizione». Mentre Bonafede parla, gli si avvicina il ministro della Giustizia della Malaysia, Liew Vui Keong, che davanti ai cronisti gli comunica l’intenzione del suo governo di sospendere immediatamente tutte le condanne in attesa dell’abolizione della pena capitale, proposta al Parlamento dal sovrano Muhammad V di Kelantan.

Gli Usa e i condannati innocenti. La comunità di Sant’Egidio, ricorda il presidente Marco Impagliazzo, «coinvolgerà 2.200 città di tutto il mondo in nome della vita. Battersi per l’abolizione della pena di morte è un segnale potente contro chi cerca di legittimare violenze, guerre e terrorismo». Fra le situazioni inquietanti, quella degli Stati Uniti d’America, dove il registro ufficiale ha superato i 1.900 casi di condanne per crimini gravi, poi smentite da indagini successive all’esecuzione. E dove gli afroamericani, il 13% della popolazione, costituiscono il 61% degli innocenti condannati al posto dei veri responsabili. In particolare, da Sant’Egidio parte un appello verso la California (nelle cui carceri c’è il «braccio della morte» più popoloso dell’Occidente): «Il governatore democratico uscente Jerry Brown, che lascerà a fine anno – argomenta Mario Marazziti –, ha l’opportunità di essere l’uomo che cambia la storia dalla parte della vita».

Fico: in Thailandia il caso Cavatassi. I partecipanti all’incontro sono stati ricevuti dal presidente della Camera Roberto Fico, che ha rivolto un pensiero all’italiano Denis Cavatassi, «detenuto in Thailandia e sulla cui condanna a morte si attende la decisione della Corte suprema thailandese».

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