venerdì 1 aprile 2011
Bombardamenti e combattimenti a Misurata e Brega. Gli insorti aprono a un cessate-il-fuoco, ma pongono come condizione l'esilio di Gheddafi. Proseguono i raid aerei alleati: secondo un medico di Brega, 7 giovanissimi sarebbero stati uccisi. Dopo la denuncia del vescovo Martinelli, l'Alleanza apre un'inchiesta sulle vittime civili- Il senso dell'intervento. Urgenza di sapere di Marco Tarquinio
- IL REPORTAGE
L'ombra di al-Qaeda sui ribelli: addestratori sospetti a Bengasi

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Mentre in Libia si continua a combattere, soprattutto intorno a Misurata in Tripolitania e a Marsa el-Brega in Cirenaica, da Bengasi i ribelli hanno aperto a un cessate-il-fuoco. Tuttavia hanno fissato precise condizioni e hanno avvertito che mai rinunceranno alla richiesta di esilio per Muammar Gheddafi e la sua famiglia. Un punto, questo, su  cui hanno insistito anche gli interlocutori britannici dell'intermediario del regime Mohammed Ismail, inviato segretamente a trattare a Londra da Saif al-Islam, secondogenito e virtuale delfino di Muammar Gheddafi."Non abbiamo alcuna obiezione rispetto a un cessate-il-fuoco", ha dichiarato Mustafa Abdel Jalil,presidente del Consiglio Nazionale Transitorio che governa le aree libertae, nel corso di una conferenza stampa tenuta oggi a Bengasi insieme all'inviato speciale delle Nazioni Unite, l'exministro degli Esteri giordano Abdelilah al-Khatib. "A condizione però", ha puntualizzato, "che i nostri fratelli nelle città della parte occidentale del Paese godano di piena libertà di espressione".Abdel Jalil ha chiesto inoltre che le forze fedeli a Gheddafi "si ritirino e levino l'assedio" dalle localitàattualmente circondate; e ancora, che siano allontanati i "mercenari" di qualsiasi provenienza. "Il nostro obiettivo principale", ha dichiarato il capo del Consiglio insurrezionale ad Al-Jazirà, "è conseguire una tregua che duri nel tempo". In alternativa, peraltro, ha rinnovato la richiesta diforniture di armi: "Per sconfiggere Gheddafi ne abbiamo bisogno", ha sottolineato.Intanto le ostilità sul terreno proseguono incessatemente, al pari dei raid aerei della coalizionemultinazionale sotto comando Nato, sia pure rallentati dal maltempo che rende difficile individuare i bersagli. Forse anche per tale ragione, stando a quanto denunciato da un medico locale, in un bombardamento su Zawia el-Argobe, a 15 chilometri da Brega, sono morti sette civili giovanissimi di età compresa fra i 12 e 20 anni.Gli insorti stanno d'altra parte impedendo a chiunque, giornalisti stranieri compresi, di lasciare Agedabia per raggiungere la città teatro degli scontri più violenti: non è nemmeno chiaro dove passi attualmente la linea del fronte, tanto continui e repentini ne sono i rovesciamenti. Al contempo, a deta di fonti dei rivoltosi, Misurata è stata sottoposta a uno dei martellamenti più massicci dall'iniziodella crisi: i lealisti la starebbero bombardando "a casaccio", senza alcun rispetto per i civili, con un fuoco concentrico di carri armati, mortai, lancia-granate e missili.Il ministro degli Esteri di Gheddafi, Moussa Koussa, fuggito a Londra, non avrà alcun salvacondotto, ha detto il Foreign Office. E già dalla magistratura scozzese è partita una richiesta di interrogatorio: lui dietro l'attentato di Lockerbie. Da Londra primo conteggio delle vittime della guerra sul campo: mille i morti nei combattimenti t ra lealisti e insorti.Lunedì una delegazione degli insorti sarà a Roma per un incontro con il ministro Franco Frattini.LA NATO, VITTIME CIVILI? APRIAMO INCHIESTAI «raid cosiddetti umanitari hanno fat­to decine di vittime tra i civili in alcu­ni quartieri di Tripoli». Solo merco­ledì il vicario apostolico della capitale li­bica, Giovanni Innocenzo Martinelli, a­veva lanciato l’allarme: impossibile col­pire obiettivi militari senza coinvolgere anche i civili. Ieri la denuncia, a conferma di quello che forse già mercoledì per il ve­scovo era più che un semplice presenti­mento. «Ho raccolto diverse testimonianze di per­sone degne di fede al riguardo» precisa Martinelli. «In particolare, nel quartiere di Buslim, a causa dei bombardamenti, è crollata un’abitazione civile, provocando la morte di 40 persone. Mercoledì – con­tinua lo stesso Martinelli – avevo riferito che i bombardamenti avevano colpito, sia pure indirettamente, alcuni ospedali. Pre­ciso che uno di questi ospedali si trova a Misda». Una conferma dell’attacco a obiettivi ci­vili viene pure dal sito Internet l’emitten­te Euronews : a Misda, a sud di Tripoli, l’e­splosione di un deposito di munizioni col­pito durante un raid, ha investito anche un ospedale e alcune case, provocando, secondo fonti ospedaliere, 13 feriti. «Se è vero che i bombardamenti sembrano al­quanto mirati, è pur vero che colpendo obiettivi militari, che si trovano in mezzo a quartiere civili, si coinvolge anche la po­polazione », ripete ancora Martinelli. Il vi­cario apostolico ribadisce la sua preoc­cupazione per il continuo deterioramen­to delle condizioni di vita: «La situazione a Tripoli diventa ogni giorno più difficile. La scarsità di carburante si è aggravata, come testimoniano le code interminabi­li di automobili ai distributori di benzina. Sul piano militare sembra esserci un’im­passe, perché anche i ribelli non sembra­no avere la forza sufficiente di avanzare». Il rischio è di un isolamento della città che porterebbe a un inevitabile inasprimen­to della già precaria sopravivenza. «Per questo – prosegue Martinelli – la soluzio­ne diplomatica è la strada maestra per mettere fine allo spargimento di sangue tra i libici, offrendo a Gheddafi una via di uscita dignitosa». Le parole di denuncia di Martinelli non sono passate inosservate. Il generale Charles Bouchard, comandante di tutte le operazioni dalla base militare di Napoli, ha dichiarato che l’Alleanza è consape­vole delle notizie di stampa e le conside­ra «molto seriamente». «Condurremo un’inchiesta nella catena di comando per vedere se ci sono prove», ha aggiunto Bou­chard. «Noi faremo quanto possiamo per determinare se qualcosa è successo». Ad una richiesta di precisazioni, ha aggiun­to il generale Bouchard: «Investigheremo per vedere se forze Nato siano state coin­volte o meno», precisando però che solo da ieri mattina alle 8 l’Alleanza Atlantica ha assunto il pieno comando delle ope­razioni. Vittime civili nei raid che sinora il regime non ha denunciato con particolare vee­menza, anche se l’allarme sul deterioramen­to della situa­zione ieri è sta­to rilanciato dallo stesso co­lonnello Muammar Gheddafi. Se gli occidentali «continuano, il mondo entrerà in una vera e propria crocia­ta », ha dichiarato Gheddafi all’agenzia di Stato libica Jana. «Hanno avviato una co­sa grave che non possono controllare», ha aggiunto il Colonnello e che «finirà fuori del loro controllo, quali che siano i mez­zi di distruzione di cui dispongono». Luca Geronico
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