sabato 8 aprile 2017
Dopo 58 anni di conflitto con Madrid, gli indipendentisti baschi hanno consegnato gli arsenali a Bayonne in Francia. Alla cerimonia anche l'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi.
L'Eta ha dato l'addio definitivo alle armi
COMMENTA E CONDIVIDI

La tregua unilaterale con Madrid durava dal 2011, ma ieri è giunta finalmente l’“addio alle armi” per i separatisti baschi dell’Eta, che hanno comunicato alle autorità francesi gli 8 covi del proprio arsenale clandestino oltrefrontiera, situati nel dipartimento transalpino sud-occidentale dei Pirenei atlantici. Conterrebbero 3 tonnellate di esplosivo e 120 armi da fuoco, oltre alle munizioni. Fin dal primo mattino, la piccola Bayonne (circa 50 mila abitanti) si è trasformata in una capitale festiva di pace, grazie all’afflusso di migliaia di persone attorno a una cerimonia allestita al municipio. Verso le 8, i rappresentanti degli “Artigiani della pace”, l’organizzazione della società civile che ha mediato per il disarmo, hanno consegnato le mappe e le liste d’armi a due personalità religiose internazionali incluse nel processo: il pastore metodista Harold Good, già in prima linea nel disarmo in Irlanda, e monsignor Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e da sempre impegnato con la Comunità di Sant’Egidio nei dialoghi per la pace. I documenti sono stati trasmessi anche al presidente della Commissione internazionale di verifica, il mediatore singalese Ram Manikkalingam, che ha salutato un «passo storico».

Alle 8 e 30, le cartelle con le mappe erano già in mano alle autorità francesi e solo mezz’ora dopo, su ordine dei magistrati, sono scattate le ricerche di polizia. In serata, secondo la Procura di Parigi, numerose casse d’armi risultavano già sequestrate oltre a quasi 3 tonnellate di esplosivo con i detonatori. A livello politico, Madrid e Parigi hanno reagito rapidamente. Con un comunicato, l’esecutivo del premier popolare Mariano Rajoy ha reclamato che Euskadi Ta Askatasuna (Eta), creata nel 1959 per ottenere con ogni mezzo l’indipendenza dalla Spagna e responsabile ufficialmente di oltre ottocento morti (fra il 1968 e il 2010), «chieda perdono» e annunci una «dissoluzione definitiva». Per il governo, i separatisti clandestini «non possono attendersi alcun trattamento di favore dal governo». La resa delle armi è un evento positivo che equivale alla «sconfitta definitiva» dell’Eta «di fronte alla democrazia spagnola». Per la Francia, ha reagito Matthias Fekl, neoministro dell’Interno, per il quale «questa tappa è un grande passo». La data resterà «un giorno incontestabilmente importante».

L’Eta aveva comunicato venerdì il trasferimento dell’arsenale «nelle mani della società civile». Per i separatisti, sempre inclusi nella lista delle organizzazioni terroristiche stilata dall’Unione Europea, la nuova tappa prende la scia del processo inaugurato nell’autunno 2011 dichiarando la fine unilaterale delle ostilità. Lo scorso 11 febbraio, invece, l’annuncio del disarmo definitivo. È un esito a lungo atteso dalla popolazione basca, ha detto a Bayonne il leader indipendentista Arnaldo Otegi (l’ex capo di Batasuna scarcerato un anno fa). Per lui, occorre ormai affrontare apertamente i problemi baschi «come società e come nazione».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: