sabato 24 luglio 2010
Il titolare della Farnesina avverte: «Non ci può essere un effetto domino, perché entrerebbero in crisi i rapporti internazionali». Sono tanti i Paesi in cui si rischia l'emulazione. Tra cui l'Ungheria per il reparatismo delle regioni popolate dai romeni e la Spagna con le ambizioni dei baschi, della Catalogna e della Galizia.
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«La Corte ha fatto chiarezza, tutti temevamo una sentenza ambigua. Ma il Kosovo deve rimanere un unicum, non ci può essere un effetto domino perchè entrerebbero in crisi i rapporti internazionali». Così il ministro degli Esteri Franco Frattini ha commentato il riconoscimento da parte dell'Aja della secessione del Kosovo. Il titolare della Farnesina ha parlato anche dei fronti caldi della diplomazia. «Rimprovero all'Europa il rischio di perdere la Turchia», che secondo Frattini «può diventare concreto se continuiamo a considerare Ankara un problema». Sul fronte israelo-palestinese «bisogna procedere - avverte il capo della diplomazia italiana - affrontando le questioni tappa per tappa e si potrà discutere di Gerusalemme Est alla fine». A settembre poi, dice Frattini, i ministri europei potrebbero acogliere l'invito israeliano a  visitare la Striscia di Gaza. Un viaggio rimandato dopo «una valutazione pragmatica dopo la visita di lady Ashton. Se l'obiettivo - spiega Frattini - è constatare il progresso sull'apertura delle frontiere e il flusso delle merci è meglio attendere i primi di settembre». Infine il viaggio in Iran, da tempo in programma. Frattini accetterà l'invito «se Teheran risponderà in tempi brevissimi alla richiesta europea di riprendere i negoziati sul nucleare».Il RISCHIO DELL'EFFETTO DOMINOQuanti “Kosovo” vi sono al mondo? Parecchi, più di quanto si creda. Si tratta di regioni che credono di avere un diritto di staccarsi dagli Stati di cui fanno parte. Per quanto gli esperti si affannino a spiegare che il verdetto di giovedì della Corte internazionale di giustizia dell’Aja («l’indipendenza unilaterale del Kosovo non viola il diritto internazionale») riguarda esclusivamente il Kosovo albanese, queste regioni non possono fare a meno di pensare che anch’esse possano trarne vantaggio. Intanto, altri due casi ci sono nella stessa ex Jugoslavia. Qui c’è la Republika Srpska, la componente serba della Bosnia-Erzegovina che si sente ingiustamente impedita di staccarsi da essa e di unirsi alla madre-patria serba. Il premier serbo-bosniaco Milorad Dodik lo ha già detto esplicitamente: «La Republika Srpska potrebbe adottare subito una dichiarazione di indipendenza che non viola il diritto internazionale». Il secondo caso è quello della Vojvodina, regione autonoma della Serbia con il 20% di popolazione ungherese. Il separatismo qui non è forte, ma cova comunque sotto la cenere.E poi c’è il ribollente calderone della Russia. Viktor Ozjorov, presidente della Commissione difesa e sicurezza del Consiglio della Federazione (il Senato russo) ha colto la palla al balzo: per lui la sentenza dell’Aja «è una nuova importante conferma a favore della sovranità dell’Ossezia Meridionale e dell’Abkhazia», le due Repubbliche strappate da Mosca alla Georgia nella guerra dell’agosto di due anni fa. Secondo il parlamentare, queste due Repubbliche «non hanno minori motivi per staccarsi dalla Georgia che non il Kosovo per abbandonare la Serbia». Ma la Russia ha anche forti motivi di temere le possibili «ricadute» della sentenza dell’Aja. Il separatismo islamico-nazionalista è endemico in tutto il Nord Caucaso soggetto alla sua sovranità: non si tratta solo della Cecenia, dove la guerra non è mai veramente finita, ma anche delle altre Repubbliche della regione. In Daghestan è attivo un movimento di guerriglia, e così pure in Inguscezia. L’assalto di pochi giorni fa alla centrale elettrica di Baksan in Kabardino-Balkaria ci ha ricordato come anche qui sia viva la guerriglia separatista. Tutta la regione è un grande “Kosovo” per Mosca.Pieno appoggio ha manifestato alla Corte dell’Aja l’Armenia, il cui vice-ministro degli Esteri Shavarsh Kociaryan ha ricordato il valore che il verdetto sul Kosovo può avere per l’indipendenza del Nagornyj Karabakh, la regione azerbaigiana popolata in prevalenza da armeni che, dopo una sanguinosa guerra, si è autoproclamata sovrana. «Dopo questo – ha detto Kociaryan – che fine hanno fatto le parole dei funzionari azeri che gli armeni non possono avere due Stati?».E poi ci sono le paure dagli ungheresi per il separatismo delle regioni popolate da romeni (Temesvár/Timisoara) e della Spagna per i secessionismi del Paese Basco, della Catalogna e della Galizia. Proprio ieri il vice-premier di Madrid, Maria Teresa Fernandez de la Vega ha confermato che il governo spagnolo «mantiene la sua posizione» sul Kosovo, continuando a non riconoscerne l’indipendenza, neppure dopo la sentenza dell’Aja. (Giovanni Bensi)
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