venerdì 13 giugno 2014
​Il presidente Usa: valutiamo opzioni. L'Onu: centinaia di esecuzioni. Baghdad bombarda Tikrit. Il Papa «vicino alla sofferenza delle popolazioni».
I profughi cristiani: «Un nuovo incubo»
Quella "stupida guerra" ereditata da Bush (E.Molinari) 
COMMENTA E CONDIVIDI

Barack Obama ribadisce che non inviera "truppe Usa in Iraq" per far fronte all'avanzata gli jihadisti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) che stanno avanzando su Baghdad. Il presidente ha confermato che sta valutando diverse ozpioni per sostenere il governo iracheno militarmente ma spetta al governo iracheno rispondere in primis all'emergenza. "Non rimanderemo truppe Usa a combattere in Iraq ma stiamo considerando altre ozpioni di aiuto", ha detto Obama aggiungendo che l'avanzata di Isis deve essere un segnale al governo iracheno per fare le dure scelte "mettendo da parte le divisioni settarie (sciiti-sunniti)" e unirsi contro la minaccia jihadista. Obama ha chiarito di "aver chiesto" alla sua "squadra della sicurezza nazionale di preparare uno spettro di opzioni che possano aiutare a sostenere le forze di sicurezza irachene". Ma, ha aggiunto il presidente, "non si faranno coinvolgere in un'azione militare in assenza di un piano politico degli iracheni che ci dia qualche sicurezza sul fatto che sono davvero pronti a lavorare tra di loro". A Baghdad si respira un clima di paura per l'avanzata dei ribelli dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis). Mentre si rincorrono le notizie sull'arrivo in città dei jihadisti sunniti, i cittadini di Baghdad si preparano a fuggire dalla città, nonostante l'appello delle moschee e della massima autorità religiosa sciita, il Grande ayatollah Ali al Sistani, di "arruolarsi per combattere l'avanzata sunnita" dei ribelli. Fuggono in fretta, famiglie che portano poche cose con sé, mettendo al rischio la propria vita. Baghdad è solo l'ultima delle città nelle quali il terrore ha spinto i civili alla fuga. Dopo che circa mezzo milione di persone ha abbandonato Mosul in seguito alla conquista della città da parte dell'Isis, altre 40mila persone, secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, sono scappate dalle violenze tra esercito e jihadisti a Tikrit e Samarra. Una situazione che sta "peggiorando di ora in ora" e per la quale si prevede "una crisi umanitaria prolungata", ha dichiarato Mandie Alexander, coordinatrice delle operazioni d'urgenza dell'OIM in Iraq. L'ondata di violenze potrebbe sviluppare, secondo le organizzazioni umanitarie citate da Nbc, una crisi di rifugiati senza precedenti nella regione, a causa della "miscela esplosiva" tra i civili in fuga per i conflitti di Siria e Iraq. Secondo la commissione dell'Onu dei diritti umani, i ribelli dell'Isis stanno compiendo esecuzioni sommarie di cittadini e soldati. Solo negli ultimi giorni sarebbero stati uccisi un centinaio di civili, un migliaio i feriti. Facebook, Instagram, Youtube e altri social network e piattaforme Internet sono state oscurate nelle giornata di ieri.

 

Intanto l'aviazione irachena ha ripreso a bombardare Tikrit, città situata 150 chilometri a nord di Baghdad e da due giorni controllata in parte da miliziani qaedisti. Lo riferisce al Arabiya che cita testimoni oculari. Elicotteri militari di Baghdad hanno aperto il fuoco con razzi anche contro una moschea della città natale di Saddam Hussein.La Nunziatura apostolica in Iraq ha fatto sapere - attraverso Radio Vaticana - che papa Francesco "segue costantemente gli sviluppi della situazione ed è vicino alla sofferenza delle popolazioni". Preoccupazione e vicinanza è stata espressa anche dal prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, il cardinale Leonardo Sandri.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: