giovedì 13 febbraio 2020
Dossier di “Nessuno tocchi Caino - Spes contra spem” perché l'Ue inserisca nella "lista nera" europea altri esponenti del governo di Teheran accusati di arresti arbitrari, torture, uccisioni
Teheran, 14 gennaio 2020, manifestazione contro il governo

Teheran, 14 gennaio 2020, manifestazione contro il governo - Ansa

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Pressing dall'Italia sull'Unione Europea perché metta nella "lista nera" i responsabili in Iran di gravissime violazioni dei diritti . L'occasione è l'imminente aggiornamento dell'elenco Ue delle persone soggette a misure restrittive. I nomi degli esponenti del governo di Teheran responsabili di arresti arbitrari, repressioni di piazza, torture e condanne sono contenuti nel dossier “I volti della repressione”, curato da Nessuno tocchi Caino – Spes contra spem, e presentato al Senato in una conferenza stampa cui hanno partecipato anche i senatori Lucio Malan (FI) e Roberto Rampi (PD).

Il dossier delinea i profili di 23 esponenti del regime iraniano che l’associazione chiede siano aggiunti alla lista dell'Unione Europe. Attualmente sono già 82 gli esponenti iraniani inseriti nell'elenco UE che pone un veto al rilascio di visti ed il congelamento di loro beni economici o finanziari e che deve essere aggiornata entro il 13 aprile 2020.

Per Elisabetta Zamparutti, tesoriera di Nessuno tocchi Caino, «l’inserimento nella lista Ue dei soggetti che indichiamo nel dossier è un modo nonviolento per esprimere solidarietà nei confronti del popolo iraniano oppresso da 40 anni dal regime iraniano, per evitare complicità dell’Europa con quel regime e per manifestare coerenza con i principi dello Stato di Diritto e del rispetto dei diritti umani a cui l’Europa dice di credere».

#Bisharaf, che in persiano vuol dire vergogna, è lo slogan che gridano i manifestanti anti regime in Iran a cui si ispira l’hastag stampato sui braccialetti distribuiti ai partecipanti alla conferenza stampa per criticare non solo il regime iraniano, ma anche un’Europa troppo incline alla politica di accondiscendenza come ha dimostrato - secondo Nessuno tocchi Caino – Spes contra spem - anche il recente viaggio dell’Alto rappresentante UE per la politica estera Joseèp Borrell, come ha detto l’ambasciatore Giulio Maria Terzi.

«I 23 profili sono anche la dimostrazione - dicono le associazioni - che l’Iran è il problema della crisi mediorientale e che come tale non può costituire la soluzione». Nel dossier ci sono personaggi come Ebrahim Raisi, Capo della Magistratura: «Nel corso della sua carriera ha accusato, detenuto, torturato e giustiziato moltissimi detenuti dopo aver fatto parte, insieme a chi oggi è suo consigliere, Mostafa Pourmohammadi, di quella "Commissione della morte" che ha messo in atto nel 1988 il massacro di almeno 30 mila prigionieri politici, come ha ricordato Mahmoud Hakamian, della Resistenza Iraniana. C’è il Ministro dell’Intelligence Mahmoud Alavi, «tra i fautori della repressione delle proteste anti-regime nel novembre 2019 che ha riconosciuto davanti il parlamento che il regime ricorre alla tortura e alle misure volte a ottenere confessioni forzate da trasmettere poi in televisione».

Il dossier accusa anche il giovane Ministro delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, Mohammad-Javad Azari Jahromi, che ha giocato un ruolo determinante nella campagna di repressione, controllo e censura che il Governo iraniano ha messo in atto - durante la rivolta iniziata nel novembre 2019 - nei confronti degli attivisti bloccando l’accesso a Internet per diversi giorni. Infine c’è Hossein Ashtari, Capo di quella polizia (Lef): secondo i promotori del dossier «ha ucciso decine di persone e ne ha arrestate altre migliaia, sparando tra la folla e picchiando i manifestanti durante le rivolte anti regime. Il LEF gestisce anche centri di detenzione non ufficiali, dove si consumano torture e abusi, tanto fisici quanto psichici dei detenuti». A loro sono dedicati i banner presentati in conferenza stampa, che ora Nessuno tocchi Caino utilizzerà nella sua campagna social.

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