giovedì 12 maggio 2016
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Ieri, al Senato brasiliano, è iniziato il procedimento che deciderà per l’impeachment della presidente Dilma Rousseff e che potrebbe portarla alla dalla sospensione della carica – in questo caso, la presidenza ad interim sarebbe assunta dal vice-presidente, Michel Temer – e successivamente alla destituzione. Il risultato arriverà nelle prime ore della mattinata italiana. Il procedimento, che si trascina dallo scorso dicembre, quando è stato accolto dalla Camera dei Deputati, vede un’opposizione agguerrita che, secondo i sondaggi tra i senatori, «dovrebbe raggiungere più della maggioranza necessaria per approvare l’impeachment». In un ultimo disperato tentativo di impedire il voto o l’applicazione del suo risultato, l’Avvocatura generale di Stato, che difende la presidente, lunedì aveva presentato un ultimo ricorso alla Corte Suprema per richiedere l’invalidità del processo, ma ieri il ricorso è stato bocciato. Rousseff sembra aver già dato per scontato che non otterrà la maggioranza semplice che impedirebbe la sua destituzione, e, per questo, ha iniziato a spostare i suoi effetti personali dal palazzo presidenziale di Planalto al palazzo dell’Alvorada, la sua residenza ufficiale. La presidente – che sarà sospesa dal suo incarico per la durata del processo, 180 giorni –, ha infatti diritto di utilizzare l’Alvorada che, secondo fonti ufficiali, diventerà il “fortino della resistenza” contro ciò che la leader stessa ha definito «un colpo di Stato». Papa Francesco ha rivolto un pensiero alla crisi istituzionale che il Brasile sta attraversando. «Dio effonda abbondantemente i doni del suo spirito sul Brasile, affinché il Paese in questi momenti di difficoltà proceda sui sentieri dell’armonia e della pace con l’aiuto della preghiera e del dialogo».
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