martedì 26 maggio 2009
Dietro l’ennesimo strappo, ci sono i giochi per la successione a Kim Jong-il. Favorito è il figlio Kim Jong-un
COMMENTA E CONDIVIDI
«Pyongyang vuo­le aumentare le pressioni sulla comunità internazionale per ottenere concessioni, men­tre prosegue nei suoi obiet­tivi segreti». Lo affer­ma Yu Yingli, analista dell’Istituto per gli studi internazionali di Shanghai, rilevando che il test di ieri fa parte di una serie di attività programma­te. Secondo l’esperta ci­nese, inoltre, il test nucleare è utile anche a rafforzare la posizione del leader nordcoreano Kim Jong-il. L’inefficacia delle passate sanzioni economi­che, come pure di quelle prevedibili dopo il test di ie­ri non rappresentano un problema per la Corea del Nord, sia per la sua povertà endemica, sia perché – so­stiene ancora Yu Yigli – chi lo governa «ha un piano a lun­go termine per diventare u­na potenza nucleare». Non solo. Le azioni nordco­reane sul duplice fronte in­terno e internazionale van­no lette anche alla luce di campagne di sviluppo pro­mosse, mai casualmente, in numerose occasioni, come quella “dei 150 giorni” lan­ciata il 5 maggio per ricor­dare un mese dal lancio del razzo che ha aperto un nuo­vo periodo di tensione tra il Paese eremita e il resto del mondo. Scadrà il 10 ottobre, anniversario della fondazio­ne del Partito dei lavoratori, e ha chiamato i nordcorea­ni a intensificare gli sforzi per migliorare la produzione agricola e industriale. Un’al­tra prova di forza velleitaria del Paese, con i suoi limiti che sono poi quelli creati dal suo regime, tuttavia non a caso affidata a Kim Jong-un, il figlio che ha le maggiori possibilità allo stato attuale di subentrare a Kim Jong-il. Da lui ci si aspetta una con­ferma di fedeltà e di impe­gno, più che risultati. Nel 1974, la Campagna dei 70 giorni portò all’ingresso di Kim Jong-il, già Caro Lea­der, nel Comitato politico del Partito, avvio necessario del suo percorso di successione al Grande Leader, il padre Kim Il-sung. Con la Campa­gna dei 200 giorni nel 1988, il giovane Kim completava il cammino, e l’annuncio for­male del suo diritto di suc­cessione che si sarebbe con­cretizzata alla morte del pa­dre nel 1994, siglava una “carriera” sostenuta dalla re­gia di film propagandistici e, pare, ordinando l’attentato che costò la vita a 17 diplo­matici sudcoreani in visita in Birmania nel 1983, come pu­re l’abbattimento del Jumbo della Korean Air con 115 pas­seggeri nel 1987. Il quotidiano del partito ha chiesto ai cittadini di impe­gnarsi perché quest’anno sia ricordato come quello in cui la Corea si rafforzerà «tra le fiamme ruggenti del grande impegno rivoluzionario». Più prosaicamente, i giochi politici dovranno essere fat­ti entro il 2012, centenario della nascita di Kim Il-sung. Per allora la Corea del Nord dovrà avere un successore nell’unica dinastia comuni­sta della storia. Il «caro leader» Kim Jong-il
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: