martedì 10 ottobre 2023
Segretezza e sorpresa, controspionaggio e mancate previsioni: cosa ha permesso ai terroristi di portare a termine l'attacco
Un razzo lanciato da Hamas verso Israele

Un razzo lanciato da Hamas verso Israele - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

1 L’attacco inedito di Hamas è sintetizzabile in due parole: segretezza e sorpresa, principi strategici applicati dai terroristi palestinesi a tutti i livelli: dalla pianificazione all’esecuzione. Molti analisti sottolineano il fallimento dell’intelligence israeliana, elusa in tutte le fasi. Eppure il Mossad ha mezzi di spionaggio tecnico ed elettronico che si combinano a nuovi strumenti di decifrazione dei segnali d’allarme. Forse gli 007 israeiani hanno trascurato la fonte d’intelligence più preziosa: gli infiltrati, forieri delle allerte più sicure. Molti sono stati decimati dalle purghe interne di Hamas. Probabilmente è mancato l’avvicendamento.

2 È verosimile che Hamas abbia perfezionato col tempo le tecniche di controspionaggio e di sicurezza operativa, optando per messaggi orali o scritti a mano. Una tecnica in stile mafioso. Niente radio o messaggerie elettroniche, captabili dai sensori nemici, onnipresenti, ma staffette umane e pizzini. Un metodo più lento ma a prova di intercettazione. Sembra che anche i dettagli operativi dell’attacco siano circolati solo fra le élite di Hamas. Agire nell’ombra, preservando la segretezza fino all’ultimo istante, è stata la chiave del successo.

3 Ma c’è anche un altro fattore: molti media mediorientali e statunitensi hanno evidenziato che forse l’intelligence israeliana sapeva dell’attacco imminente, senza poterne prevedere la data. I bollettini e gli alert che arrivano all’autorità politico-decisionale sono centinaia. Potrebbe esser stato il livello gerarchico sovraordinato all’intelligence ad aver sottovalutato il pericolo. Dall’11 settembre, negli ultimi decenni si è sempre sparato zero sull’inaffidabilità dell’intelligence, quando la vera causa del flop è da ricercare nella sordità dei politici.

4 La professionalità di Hamas nel curare i dettagli dell’operazione denota lunghi preparativi. I commando si sono formati per mesi, nei sotterranei di Gaza, attingendo a contributi stranieri. Dietro l’exploit dei terroristi ci sono forze speciali straniere, forse consiglieri di Hezbollah o delle Sepah al Qods iraniane. Teheran ha un conto in sospeso con Israele. Probabilmente lo sta regolando. Avrebbe girato ad Hamas pure l’intelligence preliminare all’operazione, troppo accurata per non essere opera di un servizio segreto militare competente.

5 L’azione è partita all’alba, in un sabato festivo. Hamas ha combinato più strumenti operativi, sferrando un attacco così ampio e veloce da impedire agli israeliani di concentrare le forze, invero sguarnite per la precedenza accordata alla Cisgiordania. Unità militari e dispositivi di sorveglianza sono stati presi in contropiede. Hanno abbassato la guardia. Complice, forse, anche la festività. Ma c’è anche un altro fattore: le torri d’osservazione sono state distrutte dai droni, impedendo l’allerta.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI