Il momento dell'attentato al premier slovacco - ANSA
«Robo vieni qui». Al grido dell’attentatore, è seguito il rumore degli spari. Tre dei cinque proiettili hanno colpito al braccio e all’addome Robert Fico, alias Robo, premier di ultradestra, in carica dopo le elezioni del 30 settembre scorso. Tutto è accaduto in una manciata di minuti, mentre il leader del Partito Smer-Sd salutava i sostenitori al termine di un comizio a Handlova, cittadina a duecento chilometri a nord-est di Bratislava. Subito è stato soccorso e portato via in auto e, poi, in elicottero all’ospedale Roosvelt di Banska Bystrica, dove è stato operato d’urgenza: il trasporto nella capitale è stato considerato troppo lungo per le gravi condizioni. Secondo quanto riferito dalle fonti di sicurezza, Fico è arrivato cosciente al pronto soccorso, ma la profonda ferita all’addome ha spinto i medici a un intervento di urgenza «riuscito con successo, il premier è stabile», hanno spiegato dalla clinica, dove è stato sottoposto a intervento chirurgico. Il premier si trova in coma farmacologico indotto e le sue condizioni sarebbero comunque gravi e, sebbene non sia più in pericolo di vita, a preoccupare i medici è l'emorragia causata dalle ferite da arma da fuoco.
L’aggressore è stato fermato dalla folla e catturato dagli agenti: nei suoi confronti è stato avviato un procedimento penale per tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione. Si tratta di un 71enne. I media hanno rivelato il nome: Juraj Cintula, scrittore che vive nella città di Levice ed è un sostenitore del partito “Slovacchia progressista”. Sarebbe stato lo stesso figlio a confermarlo, dicendo di non avere idea delle ragioni che abbiano spinto il padre, in passato attivista per la nonviolenza, a compiere un simile gesto. «L’ho fatto perché disapprovo le sue politiche », avrebbe detto, invece, Cintula, durante l’interrogatorio. «Un crimine politico », ha, dunque, ribadito Kaliòák. L’anziano, fondatore del Club letterario di Duha, aveva un regolare porto d’armi dopo aver subito un’aggressione da parte di un ubriaco nel 2016. Il ministro degli Interni, Matus Sutaj Estok ha promesso indagini rapide e precise sull’attentato che ha sconvolto la Slovacchia. Il Parlamento ha fermato l’attività in segno di solidarietà e anche i partiti di opposizione Sloboda a Solidarita e Progresívne Slovensko hanno congelato la manifestazione contro la legge che aumenta il controllo del governo su tv e radio pubbliche.
La presidente europeista Zuzana Caputova, spina nel fianco di Fico, di cui ha cercato di frenare i provvedimenti nei confronti del sistema giudiziario, ha condannato l’attacco «brutale». Un gesto «vile», che ha suscitato un coro di indignazione globale. «Una minaccia per la democrazia», l’ha definito la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. «Siamo preoccupati per quanto sta accadendo. Non ci sono limiti», ha detto il segretario di Stato, Pietro Parolin. Il capo della Casa Bianca, Joe Biden, si è detto «allarmato» per il crimine «orribile», concordando per una volta con Vladimir Putin. «Non può esserci giustificazione per una simile atrocità », ha tuonato lo zar, di cui il premier slovacco è considerato un alleato strategico. Nel corso dell’ultima campagna che l’ha riportato al governo ha promesso che non avrebbe inviato «una singola munizione» a Kiev e non avrebbe mai consentito l’arresto di Putin, su mandato di cattura internazionale. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha deprecato con forza l’attacco, definendolo «spaventoso». La premier italiana Giorgia Meloni ha detto di «avere appreso con sconcerto» della notizia. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha esortato a «evitare un clima di odio che provoca atti dissennati», anche se ha sottolineato che data l’età del responsabile, l’attentato non sembra terrorismo.