mercoledì 3 agosto 2016
Bombardamenti in Libia, Obama tira dritto. Ma Russia e Tobruk accusano: «Questo intervento è illegale».

Le bombe non bastano di Riccardo Redaelli
«Raid su Sirte cruciali per la sicurezza Usa»
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«Illegali». «No, in linea con la risoluzione Onu ». L’avvio, due giorni fa, di raid Usa su Sirte, roccaforte del Califfato in Nord Africa, ha provocato una valanga di polemiche. Nemmeno il pubblico sostegno delle Nazioni Unite all’intervento – «del tutto legale» poiché chiesto dal governo di unità nazionale – è riuscito a placarle. All’interno, a protestare è stato il Parlamento di Tobruk, che ha definito la richiesta di aiuto a Washington del governo Sarraj «incostituzionale». «Non c’è stato alcun pronunciamento del Parlamento», ha stigmatizzato la speaker della Camera, Aguila Saleh che ha chiesto, al contrario, aiuti per le forze locali. In particolare per la potente milizia del generale Khalifa Belqasim Haftar, fedele a Tobruk e rivale di Sarraj. Subito, Mosca ha rincarato la dose. L’ambasciatore russo a Tripoli, Ivan Molotkov, ha affermato che Washington non aveva «diritto di bombardare. Anche il ministero degli Esteri ha ribadito, in una nota, la necessità di un’autorizzazione formale del Consiglio di sicurezza. Gli Usa, però, tirano dritti. Il presidente Barack Obama ha spiegato l’importanza di stabilizzare la Libia anche per attenuare la crisi dei migranti. Inoltre – ha aggiunto il capo della Casa Bianca – è «una questione di sicurezza nazionale». E ha aggiunto: «Il governo libico sta prendendo forma ». I raid, dunque, proseguono. Secondo la Fox, gli aerei statunitensi decollano dalla nave d’assalto anfibie dei Marines Uss Wasp, che rimarrà al largo della costa libica per tutto il mese, scortata dalla cacciatorpediniere lanciamissili Uss Carney. L’operazione, dunque, durerà per trenta giorni. Ieri – sempre secondo le fonti della Tv – ci sono state altre tre incursioni che hanno consentito l’avanzata delle truppe locali, impegnate da maggio nell’operazione di riconquista dell’est “al-Buanian al-Marsus”. L’esercito – secondo quanto comunicato da Ahmed Hadyah, portavoce dell’offensiva – è entrato nel centro di Sirte, costringendo i jihadisti a ripiegare e prendendo il controllo del quartiere residenziale al-Dollar. Là è giunto ieri anche Sarraj, in visita alle truppe. Il premier ha di nuovo spiegato la necessità della copertura aerea Usa per l’esercito. «Il Daesh è asserragliato in alcune zone specifiche e per colpirlo abbiamo necessità di tecnologie militari che non abbiamo». Nonostante le difficoltà, il Califfato cerca di resistere. Il porto mediterraneo di Sirte rappresenta un punto di importanza strategica per i jihadisti. Non solo. La tenuta della città ha anche un forte contenuto simbolico in un momento di difficoltà dopo le perdite inflitte al Califfato in Siria e in Iraq dalla coalizione internazionale. L’intero Paese rischia il contagio, come testimonia l’autobomba scoppiata a Bengasi: 22 i soldati leali al Parlamento di Tobruk rimasti uccisi.
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