mercoledì 2 novembre 2016
Matthew ha devastato il Sud. Distrutti i raccolti, il cibo scarseggia. E la gente affamata assalta i pochi camion di aiuti. L'appello di Caritas Internationalis: non lasciamoli soli
A un mese dall'uragano, l'isola rimane in ginocchio
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Il paesaggio è stravolto. Dove c’erano palme oraci sono lande brulle. Intere cittadine sono state trasformate in letti di fiume. La furia dell’uragano Matthew – che ha ucciso mille persone - ha deformato il sud di Haiti. A un mese di distanza, i dipartimenti della Grand’Anse, Nippes, Sud-Est, Ovest, Artibonite e Nord-Ovest sono un impasto di macerie efango. Secondo le organizzazioni internazionali, 1,4 milioni di persone hannonecessità di assistenza immediata. Almeno 800mila sono allo stremo.

Allo stremo

La mancanza di cibo s’è fatta cronica. E, nel lungo periodo, le cose non sembrano destinatea migliorare, data la distruzione dei raccolti. Negli ultimi giorni, variconvogli di aiuti sono stati assaltati dalla gente disperata. “Devo esserescortati dall’Onu ­– racconta Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis, appena tornato dall’isola -. Da poco, una nave con scorte di ciboè stata costretta a fare dietrofront: al porto rischiava di scatenarsi unarivolta”. Un dramma invisibile: dopo la commozione dei primi giorni, Haiti èscomparsa dai media. E il mondo ha dimenticato l’emergenza.

Aiuti con il contagocce

Lo dimostra loscarso afflusso di aiuti internazionali: dei 120 milioni di dollari chiesti dall’Onu ne sono arrivati poco più di sedici. Da solo, però, il Paese piùpovero dell’Occidente non può farcela. La Chiesa italiana ha inviato un milionedi euro, dei fondi dell’8xmille. Mentre papa Francesco ha destinato 100milaeuro attraverso il CorUnum. Dopo la missione, inoltre, Caritas Internationalis lanceràun nuovo appello per raccogliere 5,5 milioni. “La gente chiede semi e piantineper ricominciare a coltivare; barche e reti da pesca; legname per ricostruire itetti e le pareti di casa; aiuti sanitari”, spiega Roy.

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