mercoledì 26 maggio 2010
Ormai è un bagno di sangue e la situazione è fuori controllo. Per il terzo giorno consecutivo, in Giamaica la polizia e l'esercito hanno cercato di catturare Cristopher Dudus Coke: tentativi andati a vuoto ma che hanno portato alla morte almeno 60 persone, in gran parte civili, uccisi negli scontri divampati nella capitale Kigston tra le forze di sicurezza e le gang del narcotrafficante giamaicano.
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Ormai è un bagno di sangue e la situazione è fuori controllo. Per il terzo giorno consecutivo, in Giamaica la polizia e l'esercito hanno cercato di catturare Cristopher Dudus Coke: tentativi andati a vuoto ma che hanno portato alla morte almeno 60 persone, in gran parte civili, uccisi negli scontri divampati nella capitale Kigston tra le forze di sicurezza e le gang del narcotrafficante giamaicano.«Coke non è stato ancora preso», ha ammesso il ministro alla Sicurezza, Dwight Nelson, incontrando la stampa nella residenza del premier Bruce Golding, il quale, in un intervento martedì pomeriggio davanti al Parlamento, ha deplorato la morte di tanti cittadini onesti e innocenti ma ha anche assicurato: «Metteremo fine al'anarchia e riporteremo l'ordine e la calma».Fra ieri notte e oggi c'è stato però un aumento del numero dei morti. Le bande di ragazzi e narcos che difendono Coke, che chiamano "il nostro presidente", hanno attaccato la polizia davanti ad un ospedale, dove giacevano i corpi delle vittime, non lontano da Tivoli Gardens, il quartiere del quale Coke è l'indiscusso 'padrinò e dove con ogni probabilità rimane nascosto.Le strade di Kingston (2,8 milioni di abitanti), in genere rumorose e affollate, appaiono deserte, mentre gli elicotteri sorvolavano la città e le scuole, negozi e uffici pubblici rimanevano chiusi, così come l'aeroporto internazionale "Norman Mailer", bloccato ormai da lunedì. Le persone arrestate sono più di 200.Di fatto è successo quanto si temeva da giorni, e cioè anche altri quartieri, oltre al Tivoli, sono stati contagiati dalla violenza innescata con la guerra tra narcos e forze dell'ordine. La scorsa domenica, il premier Golding ha ordinato lo stato d'emergenza nella città, che permette arresti e perquisizioni casa per casa. Le prime rivolte sono state innescate dal mandato di cattura per Coke che, se estradato negli Usa - dove figura nelle liste top del crimine - è destinato a finire dietro le sbarre per scontare l'ergastolo.Polizia ed esercito, in totale circa mille uomini armati in assetto di combattimento e con il sostegno di mezzi blindati, hanno ripetuto le incursioni a Tivoli Gardens affrontando le gang, di fatto una sorta di esercito personale dell'influente Coke, che nella sua lunga carriera da narcoboss ha saputo coltivare contatti con politici e uomini d'affari dell'isola, e non solo.È chiaro che Dudus conta sul sostegno di gran parte della popolazione non solo a Tivoli, ma anche in altri quartieri poveri e violenti della grande città caraibica, dove viene visto come una via di mezzo tra Robin Hood e il narco colombiano Pablo Escobar.
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