martedì 10 giugno 2025
Domenica in Oman il nuovo round delle trattative indirette sul nucleare iraniano. Il presidente Usa l'ha anticipato ieri a Netanyahu, che non ha gradito. Fonti di Axios: spiragli per la tregua
Trump e il suo inviato per il Medio Oriente Witkoff sulla prima pagina di un giornale iraniano

Trump e il suo inviato per il Medio Oriente Witkoff sulla prima pagina di un giornale iraniano - Reuters / Wana

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Coinvolgere anche l'Iran nella trattativa fra Israele e Hamas per il rilascio degli ostaggi e la tregua nella Striscia di Gaza. È la nuova carta giocata dal presidente americano Donald Trump, che spariglia due tavoli di negoziato per crearne un terzo. «Gaza proprio adesso è nel mezzo di intensi negoziati tra noi e Hamas e Israele - ha detto lunedì sera ai giornalisti durante un evento alla Casa Bianca -, e l'Iran di fatto è coinvolto. Vedremo cosa succederà con Gaza. Vogliamo riportare indietro gli ostaggi». Il presidente non ha spiegato di più e la Casa Bianca non ha risposto alle richieste di fornire dettagli sul coinvolgimento dell'Iran. Neppure la missione iraniana presso le Nazioni Unite, a New York, ha voluto commentare.

Di certo, c'è che Trump poche ore prima della dichiarazione sul coinvolgimento dell'Iran nei negoziati su Gaza ha avuto una telefonata di 40 minuti con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. E l'argomento principale è stato proprio la questione iraniana. Washington è infatti impegnata a negoziare con Teheran un accordo sul nucleare che impedisca al regime degli ayatollah di realizzare la bomba. Una trattativa che Israele guarda con sospetto, ritenendo Teheran il mandante occulto del massacro del 7 ottobre 2023 per mano di Hamas e il principale finanziatore del terrorismo finalizzato alla distruzione dello Stato ebraico. Dopo gli scontri militari a distanza in Libano e in Siria fra Tel Aviv e Teheran, e un paio di raid reciproci più dimostrativi che altro, Netanyahu sarebbe risoluto a sferrare un attacco diretto ai siti nucleari iraniani. Dal canto suo, Teheran ha avvisato di essere entrata di recente in possesso di documenti riservati sulla dislocazione dei siti militari nucleari israeliani, annunciando che risponderebbe simmetricamente.

Nell'escalation fra Israele e Iran agli Usa spetta, da tempo, il ruolo del pompiere. E l'Amministrazione Trump appare determinata a svolgerlo. L'inquilino della Casa Bianca ha dichiarato lunedì sera che la telefonata con il premier israeliano è andata bene, che hanno discusso di Iran e che gli ha anticipato la data dei nuovi colloqui indiretti fra Usa e Iran, alla fine della settimana. Ai giornalisti Trump ha indicato la data di giovedì, ma Teheran ha annunciato che il sesto round si terrà domenica 15 a Muscat, sempre con l'Oman nel ruolo di mediatore, dopo che mercoledì e giovedì il ministro degli Esteri e capo negoziatore iraniano sarà in Norvegia.

«Stiamo facendo un gran lavoro sull'Iran» ha dichiarato Trump, osservando: «È tosta... sono dei grandi negoziatori». Teheran aveva anticipato che sta mettendo a punto una controproposta «costruttiva», che potrebbe essere la base di nuovi confronti. Al telefono con Netanyahu, informa il suo ufficio, il capo della Casa Bianca aveva definito «un'offerta ragionevole» la proposta americana a Teheran. Una fonte a conoscenza del dossier ha detto al quotidiano israeliano Haaretz che Netanyahu ha chiesto a Trump di fermare i negoziati. D'altra parte, il presidente Usa gli avrebbe chiesto di abbandonare l'argomento militare contro i reattori nucleari iraniani nel dibattito pubblico, rifiutando di concedergli il via libera a un simile attacco nel prossimo futuro.

Stando a fonti del beninformato sito statunitense Axios, Trump avrebbe tenuto una lunga riunione strategica sul nucleare iraniano e sulla guerra a Gaza domenica scorsa a Camp David. Un alto funzionario ha detto che il presidente ritiene che le due crisi siano connesse tra loro e parte di una realtà regionale più ampia. All'incontro avrebbero partecipato il vicepresidente JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio, il segretario alla Difesa Pete Hegseth, il capo di gabinetto Susie Wiles, l'inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff, il direttore della Cia John Ratcliffe, la direttrice dell'intelligence nazionale Tulsi Gabbard, generali e ammiragli. I colloqui fra Israele e Hamas, mediati da Egitto e Qatar nonché dagli Usa, sono fermi da settimane dopo giorni di ottimismo sul nuovo piano Witkoff che prevede una tregua di 60 giorni con il rilascio, nella prima settimana, di 10 ostaggi israeliani in vita (sarebbero 20 su 54) e 18 morti, in cambio della scarcerazione di 1.236 detenuti palestinesi e della restituzione di 180 corpi di palestinesi. Hamas aveva chiesto che i rilasci avvenissero in tempi più dilazionati, a garanzia della tenuta della tregua. Un funzionario americano e uno israeliano hanno detto che negli ultimi giorni la pressione del Qatar su Hamas sta mostrando qualche risultato: «Non ci aspettiamo una svolta questa settimana, ma siamo più vicini a un accordo di quanto pensassimo».

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