venerdì 22 dicembre 2023
Lo staff dell'Oms afferma che tutti quelli con cui ha parlato chiedono cibo. Allarma il diffondersi delle malattie. La Cnn: sganciate bombe che colpiscono nel raggio di 300 metri
L'Onu: a Gaza mezzo milione di persone rischia di morire di fame

Ansa

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Nel 77esimo giorno della guerra tra Israele e Hamas il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza è salito a 20.057 morti e 53.320 feriti, secondo il ministero della Salute controllato da Hamas. Nelle ultime 48 ore si sono registrate 390 vittime e 734 feriti. Il Forum dei parenti degli ostaggi israeliani ha confermato la morte a Gaza di Gadi Haggai, 73 anni: era stato ferito e rapito con la moglie nel kibbutz Nir Oz. Con la morte di due riservisti, di 32 e 21 anni, sale a 139 il numero dei soldati israeliani uccisi nell'offensiva. Erano state 1.200 le vittime, tra civili e militari, del massacro di sabato 7 ottobre che ha scatenato il conflitto.

La tv israeliana Kan riporta che, nelle trattative in corso al Cairo con la mediazione di Egitto, Usa e Qatar, Israele avrebbe offerto ad Hamas due settimane di tregua in cambio del rilascio di decine di ostaggi. Ieri il gruppo islamista aveva posto come condizione ineludibile per il ritorno a casa dei rapiti la fine dei combattimenti. Sono 129 gli ostaggi ancora nelle mani dei miliziani, ma 22 di loro sarebbero ormai morti.

A Gaza un quarto della popolazione rischia di morire di fame, denuncia un rapporto stilato da varie agenzie delle Nazioni Unite e ong. Procurarsi del cibo nell'enclave, dove il 90% della popolazione è sfollata, è più difficile di quanto sia stato negli ultimi anni in Afghanistan o in Yemen, Paesi tra i più disperati al mondo. Il rapporto avverte che il rischio di una carestia, con la morte per fame di centinaia di migliaia di persone, «aumenta di giorno in giorno» poiché l'unica vera fonte di sostentamento sono gli aiuti internazionali che però entrano nell'enclave con il contagocce. Secondo l'Onu a causa delle meticolose ispezioni israeliane (nel timore di infiltrazioni in favore di Hamas), per Tel Aviv a motivo dell'inefficienza delle stesse Nazioni Unite.

Il 93% della popolazione alla fame, più di 500mila a livelli catastrofici

L'intera popolazione di Gaza, ovvero 2,3 milioni di persone, è in crisi alimentare - analizza il rapporto - e oltre 576.600 persone vivono in questi giorni la carenza di cibo a livelli «catastrofici». «Non ho mai visto qualcosa delle dimensioni di quanto sta accadendo a Gaza. E a questa velocità» ha dichiarato Arif Husain, capo economista del Programma alimentare mondiale (Pam) dell'Onu.

Con la malnutrizione, aggiunta alla scarsa igiene e al sovraffollamento, è anche facile ammalarsi. Più a rischio sono «i bambini, le donne incinte e che allattano e gli anziani» ricorda l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) secondo la quale «il 93% di chi vive a Gaza si trova ad affrontare livelli critici di fame». «Nelle recenti missioni nel nord di Gaza, lo staff dell'Oms ha affermato che ogni singola persona con cui ha parlato a Gaza è affamata. Ovunque andassero, compresi ospedali e pronto soccorso, la gente chiedeva loro cibo».

Anche la carenza di acqua potabile è all'origine della diffusione di malattie. Dalla metà di ottobre si contano 100mila casi di diarrea, la metà dei quali in bambini con meno di 5 anni. Sono aumentati anche i casi di infezioni delle vie respiratorie, meningite, eruzioni cutanee, scabbia, pidocchi e varicella. Si sospetta anche un aumento dell'epatite.

«La malnutrizione aggrava il rischio che i bambini muoiano per malattie come diarrea, polmonite e morbillo, soprattutto in un contesto in cui non hanno accesso ai servizi sanitari e anche se il bambino sopravvive, il deperimento può avere conseguenze che durano tutta la vita poiché ostacola la crescita e compromette lo sviluppo cognitivo», denuncia l'Oms.

«Sganciate bombe da 2mila libbre. Uccidono nel raggio di 300 metri

L'offensiva prosegue, sul terreno e dal cielo. L'esercito israeliano ha chiesto ai residenti di Bureji, nel centro della Striscia, di evacuare al Sud e dirigersi verso i campi profughi di Deir al-Balah. Segnale che, dopo aver praticamente distrutto il Nord, le truppe stanno scendendo in profondità nell'enclave.

La portata della distruzione compiuta dai raid è stata analizzata dalla Cnn in collaborazione con la società di intelligenza artificiale Synthetaic. L'esame delle fotografie satellitari dei primi giorni di guerra rivela più di 500 crateri da impatto di oltre 12 metri di diametro, coerenti con quelli lasciati dalle bombe da 2.000 libbre. Vorrebbe dire che Israele ha sganciato centinaia di bombe da oltre 907 chilogrammi (2mila libbre), in grado di uccidere o ferire nel raggio di 300 metri. Si tratta di bombe quattro volte più pesanti delle più grandi usate dagli Stati Uniti contro il Daesh (Isis) a Mosul in Iraq. L'ex analista dell'intelligence della difesa statunitense ed ex investigatore Onu dei crimini di guerra, Marc Garlasco, ha detto alla Cnn che l'intensità del primo mese di bombardamenti «non si vedeva dai tempi del Vietnam».

«L'uso di bombe da 2.000 libbre in un'area densamente popolata come Gaza significa che ci vorranno decenni prima che le comunità si riprendano» commenta John Chappell, difensore e membro legale di Civic, un gruppo con sede a Washington che si occupa della minimizzazione dei danni ai civili nei conflitti.

Secondo un'altra analisi di immagini condotta dalla Cnn e dal New York Times, Israele avrebbe colpito almeno tre località verso le quali aveva ordinato ai civili di evacuare. Il primo dicembre le Forze di difesa hanno pubblicato una mappa di Gaza divisa in 623 blocchi numerati dove sono indicate le aree bersaglio dei raid e quelle invece sicure verso le quali i i civili dovevano fuggire. La mappa è stata descritta ai palestinesi come «un modo sicuro per preservare la vostra sicurezza». Usando video online, immagini satellitari e notizie locali, Cnn ha verificato tre attacchi israeliani in aree in cui ai cittadini era stato detto di spostarsi. In questi casi l'esercito solitamente si trincera dietro ragioni militari legate alla presenza di obiettivi di Hamas deliberatamente occultati in mezzo alla popolazione.

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