lunedì 15 aprile 2013
​Il provvedimento sulle nozze gay solleva proteste sempre più accese: il voto finale è stato fissato per il 23 aprile. Ma lo scandalo sull'evasione fiscale scuote ulteriormente il governo Hollande: tutti i ministri sono stati obbligati a rendere pubblici i loro patrimoni personali.
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Il voto finale del Parlamento francese sulle nozze gay è stato fissato per il 23 aprile, in chiusura dell'ultimo esame dell'Assemblea nazionale. Una procedura accelerata voluta dall'esecutivo dopo l'adozione del testo in Senato, che solleva proteste sempre più accese.Nella notte tra sabato e domenica 67 persone sono state fermate dalla polizia mentre tentavano di montare delle tende davanti al palazzo del Parlamento, a Parigi, in segno di protesta contro le nozze gay. Sempre ieri sera lo stesso ministro dell'Interno, Manuel Valls, è stato bersaglio degli attivisti: una quarantina di persone lo hanno aspettato all'uscita di un concerto a Parigi dopo essersi date appuntamento sui social network. Inoltre sabato un gruppetto di persone è andato a manifestare sotto le finestre di casa del deputato verde Francois de Rugy, mentre circa 450 persone si sono riunite nel palazzo dei Congressi di Nantes per disturbare un dibattito sull'islam al quale partecipava Caroline Fourest, una giornalista notoriamente favorevole al matrimonio delle coppie omosessuali. Anche la ministra delle Pari Opportunità, Najat Vallaud Belkacem, sarebbe dovuta intervenire alla conferenza di Nantes, ma ha annullato all'ultimo la sua partecipazione per motivi di sicurezza. L'Unione per un Movimento popolare (Ump) ha chiesto al presidente Hollande di sospendere il progetto di legge sulle nozze gay, dopo le numerose proteste che si levano contro il testo. «Francois Hollande deve fare un gesto per calmare la situazione. Questo movimento si sta trasformando in una protesta globale contro di lui», ha detto Jean-Francois Copè, presidente del principale partito dell'opposizione di destra. Secondo Copè, il presidente deve sospendere il testo «perché il Paese non è ancora maturo per un tale sconvolgimento dell'organizzazione giuridica della famiglia».Intanto anche il movimento La Manif pour Tous, all'origine dei grandi cortei parigini contro le nozze gay, ha deciso di anticipare la sua manifestazione nazionale al 21 aprile. La data del 26 maggio, che era già prevista, è mantenuta anche se il testo sarà votato. Il movimento conta di scendere in piazza anche il 5 maggio, giorno dell'anniversario dell'arrivo di Francois Hollande all'Eliseo. Nell'occhio del ciclone il governo francese è finito anche a seguito delle rivelazioni sui titolari dei conti offshore. Da qui la decisione di rendere pubblici i beni patrimoniali personali di tutti i membri dell'esecutivo, una mossa decisa dal presidente Francois Hollande nel tentativo di riconquistare la fiducia per il suo governo, colpito da uno scandalo di evasione fiscale, che ha visto coinvolto l'ex ministro del budget, Jerome Cahuzac. I beni dei 37 Ministri e del premier Jean-Marc Ayrault sono stati pubblicati on-line su un sito web creato appositamente. (www.declarations-patrimoine.gouvernement.fr).Le dichiarazioni comprendono i beni immobiliari, i gioielli, le opere d'arte e le autovetture possedute dai membri del governo. Il primo ministro Ayrault, ad esempio, è proprietario di una vecchio combo Vokswagen del 1988, valutato mille euro, mentre il ministro degli Affari esteri, Laurent Fabius, fa parte dei più fortunati con un patrimonio di 6 milioni di euro. Fra gli elenchi pubblicati oggi non c'è quello di Hollande, che aveva già reso noto il suo patrimonio in occasione della sua elezione alla presidenza. Secondo questa dichiarazione, che risale a maggio del 2012, il capo di Stato possiede un patrimonio di 1,7 milioni di euro. I francesi, però, sembrano in generale d'accordo con questo gesto di trasparenza: secondo un sondaggio Ifop per il Journal du Dimanche, per il 63% la pubblicazione dei patrimoni è una «misura necessaria in una democrazia moderna».
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