sabato 10 aprile 2021
Seppe stare ai margini della Corona, sostenendo la moglie e rinunciando al protagonismo maschile e alle sue ambizioni di una carriera in Marina
Filippo con la consorte, la regina Elisabetta

Filippo con la consorte, la regina Elisabetta - Ansa

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Quasi un “femminista”, in anticipo sui tempi e persino controcorrente per la classe e la società alla quale apparteneva. Tra i tanti tributi assicurati al principe Filippo, scomparso nella tarda mattinata di venerdi, con accanto la Regina Elisabetta, manca forse questo.Il duca – si è detto – era intelligente, un ingegnere, uno sportivo, un abile acquarellista, religioso e appassionato di spiritualità.

Fu soprattutto un marito moderno per l’epoca, capace di sostenere e promuovere sua moglie (anche sua moglie, va detto, è una donna speciale, la Regina d’Inghilterra). Appena tredicenne l’intelligentissima sovrana seppe riconoscere in quell’aitante ufficiale di marina il compagno che l’avrebbe aiutata a portare il peso della corona.

E Filippo seppe rispondere alle aspettative della moglie. Fu lui a darle la notizia della morte del padre, in Kenya, nel febbraio 1952, parlandole per ore, comunicandole la forza di affrontare quella perdita, la più difficile della sua vita, e di cominciare il lungo viaggio di ritorno verso il trono.

Si sa che la Regina lo consultava sempre, prima di ogni discorso. Si sa che fu lui, grande conoscitore del mondo, appena diciottenne, a guidare l’adolescente e introversa Elisabetta fuori dalle mura protettive del palazzo verso la vita. Si sa che, mentre la accompagnava ad ogni impegno ufficiale, Filippo diceva sempre alla timidissima Regina quanto fosse bella e affascinante per darle la forza di diventare l’icona della quale la Gran Bretagna aveva bisogno.

Certo, sposando la sovrana, il nipote di re Costantino, esiliato ad appena diciotto mesi, senza un soldo e senza famiglia, trovava la sicurezza economica e affettiva delle quali era sempre stato privato. E anche un ruolo importante confermato, oggi, da un Paese in lutto dove tutti piangono colui che è stato, di fatto, la metà del trono. Un re in tutto tranne che nel nome.

Ma i sacrifici che la necessità di preservare e rendere popolare la corona chiese a Filippo furono tanti.

Rinunciare alla propria carriera per promuovere quella della moglie. Ritrovarsi inascoltato in una corte che avrebbe voluto riformare. Affrontare il vuoto di un ruolo costituzionale che prevede compiti precisi per la moglie del re ma nessun incarico per il marito della Regina. Il principe ce l’ha fatta dove tanti uomini più giovani di lui oggi fanno fatica. Convinti che il mondo del lavoro appartenga ai maschi e quello della famiglia alle femmine. Incapaci di accantonare il proprio ego per rafforzare quello delle mogli. Ingessati in norme sociali che prevedono ruoli rigidi e separati.

Guardando come Filippo sempre si inchinava e aiutava Elisabetta II, cercandola mentre affrontavano la folla, dandole il braccio mentre inauguravano il parlamento, viene in mente l’immagine di Ursula von der Layen abbandonata senza una sedia dal premier turco Erdoğan. Una scena inimmaginabile in casa Windsor.

Certo si sa che il principe femminista amava flirtare con donne bellissime. Un tratto tipico dei maschi vecchio stile. Un debole che forse si era concesso un uomo che aveva sentito messa a dura prova la sua identità maschile. Si sa che per compensare la perdita di una brillante carriera in Marina il principe adattò a cabina da nave il suo appartamento di Buckingham Palace. E che mai digerì il divieto di poter chiamare i figli con il suo cognome “Mountbatten”. Per non parlare della ferita inflitta al suo orgoglio maschile dall’obbligo di dover camminare sempre due passi dietro la sovrana e scattare in piedi e inchinarsi quando quest'ultima entrava in una stanza, anche nel privato dei loro appartamenti.

Filippo quasi “femminista” forse suo malgrado. Guidato a sostenere la moglie dalla sua dedizione alla causa della monarchia, aiutato nel suo orgoglio ferito da una Elisabetta che, negli anni, gli ha affidato i compiti più importanti. La cura del palazzo di Sandringham e del parco di Windsor. Le scelte chiave sull’istruzione dei figli. Consultandolo prima di ogni decisione importante. La scelta di pagare le tasse presa nel 1992. La lettera scritta a Carlo e Diana per chiedere loro di divorziare nel 1995. La messa in pensione dello yacht Britannia nel 1997. Al novantesimo compleanno del duca, nel 2011, la sovrana ha nominato il marito “Alto Lord Ammiraglio del Regno Unito”. Ovvero uno dei capi della Marina britannica. Un titolo cerimoniale fino ad allora sempre appartenuto al sovrano. In segno di riconoscenza per quella carriera che il duca tanto amava e alla quale aveva rinunciato per lei. E per quel pezzo di trono che aveva saputo condividere nei settantatré lunghi anni del loro matrimonio.

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