venerdì 16 gennaio 2009
Forse identificato uno dei sequestratori di Enrico Vagni, il volontario della Croce Rossa rapito ieri insieme ad altri due colleghi. Incerta la responsabilità del gruppo Abu Sayyaf.
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Le autorità filippine avrebbero identificato alcuni dei componenti del commando che ieri ha rapito sull'isola di Jolo l'ingegnere italiano, Eugenio Vagni e altri due volontari della Croce rossa internazionale, lo svizzero Andrea Notter e la filippine Jean Lacaba. Tra i sequestratori vi sarebbe un'ex guardia carceraria del centro di detenzione di Patikul, sull'isola di Jolo, ha spiegato Nelson Allaga, generale dei Marine di Manila. Allaga ha spiegato che finora "non è stato possibile stabilire un legame diretto tra il movimento di Abu Sayyaf e il rapimento" e che le autorità filippine non hanno notizie sulle condizioni degli ostaggi e sul luogo dove sono tenuti. I tre volontari avevano da poco concluso un colloquio con le autorità del carcere provinciale di Patikul ed erano diretti all'aeroporto, quando sono stati bloccati da un gruppo di uomini armati. Il sindaco di Jolo, Amin Hussin, ha confermato che un'ex guardia carceraria è sotto inchiesta per coinvolgimento nel rapimento. "Lo conosco molto bene. È un uomo molto religioso", ha affermato Hussin a una tv locale, "Non penso che sia coinvolto, ma aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso".Eugenio Vagni ha 61 anni, è originario di Montevarchi, in provincia di Arezzo, e da anni è residente nel Paese asiatico. Un portavoce delle forze militari locali ha riferito che i tre erano impegnati in una missione medica. Viaggiavano a bordo di un'auto con le insegne della Croce Rossa sulla strada per l'aeroporto, quando nei pressi del carcere provinciale sono stati fermati da un commando armato in moto che li ha portati via con la forza. L'autista e altri due filippini sono stati lasciati andare e hanno dato l'allarme.I precedenti: da padre Bossi a padre Benedetti. Eugenio Vagni è il quinto italiano rapito nel Sud delle Filippine, dal 1998. L'ultimo caso era stato nel 2007 quello del missionario Giancarlo Bossi, rapito il 10 giugno e rilasciato il successivo 20 luglio. Fu prelevato da dieci uomini armati dopo aver celebrato la messa nella sua parrocchia di Payao, nei pressi di Zamboanga. Il sequestro fu attribuito ai guerriglieri del Milf (Fronte Moro Islamico diLiberazione). Il 17 ottobre 2001 era stato rapito un altro missionario italiano, Giuseppe Pierantoni, mentre celebrava la messa nella chiesa di Dimataling, località nel Sud dell'isola di Zamboanga. Fu rilasciato il 14 aprile del 2002 e, interrogato dalla polizia, dichiarò di essere stato consegnato da un gruppo ad un altro per tutto il periodo del rapimento. Sessantotto giorni durò, invece, la prigionia di Padre Luciano Benedetti del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere). Fu sequestrato il 9 ottobre del 1998, vicino Sebuco, a Zamboanga del Norte, sull'isola di Mindanao e fu liberato il 16 novembre. Nel 2004, ci fu un sequestro lampo, quello di Andrea Cianferoni, volontario del programma di aiuti umanitari di "Movimondo", l'Ong sostenuta dall'Ue. Fu prelevato alle 2.30 del pomeriggio del 9 novembre (ora locale) e rilasciato l'indomani mattina. I rapitori, quattro uomini armati e incappucciati, lo prelevarono dalla sua auto vicino a Kauswagan, sull'isola di Mindanao.
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