giovedì 22 giugno 2017
Dodici le vittime dei combattimenti. Esplosione vicino a una scuola: studenti feriti durante gli esami. Dalla Santa Sede appelli alla pace.
Caschi blu dell'Onu nel Nord Kivu

Caschi blu dell'Onu nel Nord Kivu

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Sono almeno 12 le vittime dei nuovi pesanti combattimenti scoppiati ieri tra l'esercito e gruppi di miliziani a Beni, città nell'Est della Repubblica democratica del Congo. Attivisti locali hanno riferito che un'esplosione vicino ad una scuola ha ferito anche molti studenti che stavano sostenendo esami di fine anno, ferendone tre. Alcune fonti hanno parlato del coinvolgimento del gruppo di autodifesa Mai Mai, altre hanno riferito che ad agire sia nella zona una nuova coalizione di gruppi armati, chiamata Movimento nazionale dei rivoluzionari (Mnr).


Nei combattimenti, localizzati anche vicino all'ufficio del sindaco, hanno perso la vita complessivamente otto miliziani e quattro soldati. I militari sono riusciti a respingere i miliziani solo dopo diverse ore. La città di Beni, situata nella provincia del Nord Kivu, è stata teatro di ondate di violenza fin dal 2014: le vittime da allora sono oltre 700.


Sullo sterminato territorio della Repubblica democratica del Congo operano peraltro decine di organizzazioni armate nazionali e straniere e il Paese da oltre 20 anni è teatro di conflitti armati, alimentati soprattutto dalla concorrenza per il controllo delle risorse minerarie della regione orientale del Paese, dove si trova anche il Nord Kivu, e dalla rivalità tra le potenze regionali. Nell'ultimo anno, peraltro, la situazione si è fatta incandescente anche nella regione centrale del Kasai, dove secondo un rapporto della Chiesa locale le vittime degli scontri tra forze governative e milizie sono state oltre 3mila.


La situazione del Paese è stata esaminata ieri anche a Ginevra nel corso della 35esima sessione del Consiglio dei diritti umani. In questa sede l'Osservatore permanente presso l'Onu di Ginevra, l'arcivescovo Ivan Jurkovic, ha evidenziato i cinque passi che la Santa Sede auspica vengano intrapresi immediatamente per sanare la drammatica situazione del Paese: «cessare il fuoco, tutelare i civili, promuovere la pace, stabilire processi democratici, permettere il ritorno dei rifugiati».

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