sabato 8 gennaio 2022
Nel 2021 trovati 250 milioni di pillole dirette nel Golfo: 18 volte più di 4 anni fa. L’Occidente è invaso. La produzione siriana è gestita da Maher al-Assad, fratello di Bashar. Libano nuova rotta
Un sequestro di decine di chilogrammi di Captagon nel porto di Beirut. Il Libano rimane tra le principali vie utilizzate dai trafficanti per far giungere la droga in Occidente

Un sequestro di decine di chilogrammi di Captagon nel porto di Beirut. Il Libano rimane tra le principali vie utilizzate dai trafficanti per far giungere la droga in Occidente - Ansa/Epa

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Sulle ceneri della Siria, distrutta da oltre dieci anni di guerra, sta crescendo l’ultimo narco-Stato del mondo. L’allarme arrivato dal New York Times che, grazie a decine di interviste, ha fatto luce su un traffico multimiliardario che oltrepassa ormai i confini del Paese mediorientale non ha che arricchire di particolari quanto ormai era evidente da tempo.

Il prodotto di punta è il Captagon, chiamato localmente Abu Hilalain «quello con due mezzelune», in riferimento alle due “C” contrapposte incise sulle pillole. Il Captagon, un’anfetamina originariamente usata per curare il deficit di attenzione e la narcolessia, assiste a un boom di consumo tra i giovani delle petrolmonarchie del Golfo, con 250 milioni di pillole sequestrate solo nel 2021: 18 volte più di 4 anni fa.

La pasticca costa sui 22 euro ma una sola «basta per ballare tutto il fine settimana», come racconta al quotidiano statunitense un partecipante a un rave clandestino organizzato a Riad. Le autorità saudite accusano il Libano (e in maniera implicita Hezbollah) di fungere da punto di transito alle esportazioni illegali e hanno perciò sospeso, lo scorso aprile, tutte le importazioni di frutta e verdura provenienti dal Libano in seguito al sequestro di oltre 5 milioni di pillole dissimulate all’interno di melograni.

La fantasia dei trafficanti si è, infatti, sbizzarrita nel cercare sempre nuovi nascondigli. Nei giorni scorsi, i doganieri di Dubai e Beirut hanno sequestrato due maxi-carichi di Captagon nascosti rispettivamente all’interno di finti limoni e arance, mentre quelli siriani bloccavano mezza tonnellata di pasticche dissimulate in pacchetti di spaghetti e finte torte.

Secondo il Centre for Operational Analysis and Research, i sequestri di Captagon avvenuti nel 2020 ammontavano a 3 miliardi di euro, trenta volte l’introito ricavato dalla prima esportazione lecita della Siria, l’olio d’oliva.

L’Occidente è ormai invaso dalle pasticche. L’«affare», spiega ancora la testata americana, sarebbe gestito dal generale Maher al-Assad, fratello più giovane del presidente Bashar e comandante della Quarta Divisione corazzata, che ne sovrintende la produzione a Tartous e Homs e la distribuzione attraverso il porto di Lattakia. Nel traffico sono coinvolti anche uomini d’affari vicini al governo di Assad e colpiti dalla sanzioni Usa, come Amer Khiti e Khodr Taher bin Ali, entrambi arricchitisi notevolmente durante la guerra.

La Siria non è nuova al traffico di droga. Negli anni Novanta, la valle libanese della Beqaa, sotto controllo siriano, era il principale produttore di hashish nella regione. Ma è soprattutto a partire dal 2011, con l’esplosione della guerra civile, che il Paese si è lanciato nella produzione massiccia di stupefacenti, anche per risollevare un’economia in caduta libera come ora. I siriani ci trovavano, e ora ancor di più con la crisi economica ci trovano, un terreno particolarmente fertile: non solo materie prime facilmente reperibili e uno sbocco sulle rotte mediterranee verso l’Europa, ma anche una comoda situazione di caos. Il traffico non ha risparmiato l’Italia.

Nel luglio 2020 «il più grande sequestro di anfetamine a livello mondiale» è stato intercettato al porto di Salerno proveniente dalla Siria. La merce – ben 14 tonnellate (84 milioni di pastiglie) del valore di un miliardo di euro – è stata scoperta in tre container di cilindri di carta per uso industriale. Gli inquirenti avevano evocato anche un ruolo del Daesh, cui si sarebbero rivolte mafie locali trovatesi a corto di droghe tradizionali a causa del lockdown.





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