venerdì 20 febbraio 2009
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Lacrime di commozione e di gioia hanno bagnato la lieta notizia della liberazione di suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Olivero. Nella loro “casa madre” a Cuneo, dove nel lontano 1951 padre Andrea Gasparino ha dato vita al movimento contemplativo missionario padre Charles De Foucauld, la comunità è in festa, come in tutte le altre zone del mondo dove operano i missionari. Padre Pino Isoardi, responsabile, fatica a contenere la felicità. La sua voce è squillante mentre risponde alle innumerevoli chiamate di persone che desiderano condividere la bella notizia.Padre Isoardi come avete saputo della liberazione?Abbiamo ricevuto verso le tredici una telefonata dalla Farnesina, dal responsabile dell’operazione Fabrizio Romano. La mia prima reazione è stata di incredulità e poi hanno cominciato a scendere lacrime di felicità. Lacrime che in questi lunghi 102 giorni non erano mai uscite. E per comunicare la nostra gioia abbiamo dato il via al suono delle campane e ci siamo ritrovati tutti a pregare e cantare il Magnificat. Erano tanti giorni che aspettavamo questo momento.La sua incredulità è legata al fatto che non vi aspettavate la liberazione così imminente?Siamo sempre rimasti in contatto con l’unità di crisi del ministero degli Esteri, anche ieri (l’altro ieri per chi legge), ma non avevamo colto alcuna avvisaglia che la situazione stesse per sbloccarsi. In questi mesi come comunità avete chiesto ripetutamente il silenzio stampa, è una scelta che rifareste?Questa scelta è maturata anche dialogando con la Farnesina, ci siamo resi conto che era la strada migliore per il loro bene. Non ci è stato imposto, abbiamo verificato che nel silenzio si stava compiendo ogni azione possibile per la loro liberazione.Quale segno ha lasciato nella vostra comunità, nella vostra attività il rapimento di suor Caterina e suor Maria Teresa?È ancora troppo presto per fare un bilancio, per trarre delle considerazioni. Ma ciò che posso affermare oggi è che abbiamo sperimentato la forza dell’unità. Questa prova ci ha obbligato a pregare ancora di più per tutta le sofferenze che colpiscono gli uomini e le donne. Siamo diventati più sensibili nei confronti di chi  soffre.Cambierà il vostro modo di operare come missionari?Anche in questo caso dobbiamo valutare attentamente come comportaci in futuro e dove portare la nostra presenza. In particolare in Kenya, nel luogo dove operavano le due sorelle, non pensiamo di tornare subito. Chiederemo con la preghiera che il Signore ci doni la sapienza per compiere la scelta migliore. Non vogliamo assolutamente abbandonare i poveri. Questa è la nostra missione, ma dobbiamo anche valutare attentamente le conseguenze.Quale futuro attende suor Caterina e suor Maria Teresa?Per ora sono a Nairobi, dove si fermeranno alcuni giorni. Poi rientreranno per un periodo in Italia. In questi mesi moltissime persone si sono strette intorno alla vostra comunità, pensate di rimanere in contatto con loro?Sono stati veramente tanti, da molte parti del mondo. Penso soprattutto ai poveri legati alla nostra fraternità di Mandera e di El-wak, e ai tanti poveri che vivono intorno alle nostre comunità che ci sono stati particolarmente vicini. Qui da noi vive un piccolo gruppo di ragazze nigeriane che stanno uscendo dalla tratta, appena hanno saputo della liberazione hanno gioito come se fossero state due loro sorelle.C’è qualcuno che desidera ringraziare in modo particolare?Tutte le persone che ci hanno aiutato e sostenuto e l’équipe della Farnesina, guidata da Fabrizio Romano, che ha seguito il sequestro, oltre al ministro Frattini. Abbiamo sperimentato la loro competenza, ma anche il loro lato umano.
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