sabato 17 agosto 2013
La strage di mercoledì (il cui bilancio ha superato le 600 vittime) non ha fermato i sostenitori del deposto presidente Morsi. Una trentina di cortei hanno riempito la capitale, ma la protesta si è poi diffusa in tutto il Paese. L’esercito ha schierato blindati e tiratori scelti. I Fratelli: «Avanti sino alla fine del golpe». Le autorità: «Complotto dei terroristi»​; Il bilancio: altri 95 morti. Si muove l’Unione Europea.
​​​​​​​​​​​​Il posto dei cristiani di Riccardo Redaelli
​​​​​​​​​​​​​Letta-Hollande: passato il limite
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Il pugno di ferro usato dalle Forze ar­mate egiziane contro i sostenitori del presidente islamista Moham­med Morsi nello sgombero dei sit-in di piazza al-Nahda, a Giza, e Rabaa al-Adawiya, al Cairo, non ha fermato la de­terminazione dei sostenitori del presi­dente deposto lo scorso 3 luglio con un colpo di Stato.
Il «Giorno della collera»
In vista la corte marziale
Nelle prossime ore, a quanto rivelano fonti della sicurezza, il governo potreb­be proclamare la Legge marziale per stroncare quello che si sta trasforman­do in un conflitto civile. Anche ieri il Cai­ro e molti altri centri urbani (Alessan­dria, dove sarebbero 40 le persone ucci­se dai colpi sparati dai tank dell’eserci­to, Giza, Ismailia, Tanta, Mansoura, Da­mietta, al-Arisch, Fayoum, Marsa Ma­trouh), sono stati militarizzati – blinda­ti in tutti i punti nevralgici – e messi a fer­ro e fuoco, dopo le marce di centinaia di migliaia di pro-Morsi formatesi per ce­lebrare quello che è stato chiamato il «Giorno della collera». Così l’“Alleanza per la legittimità e la democrazia”, in cui la Fratellanza musulmana ha il ruolo di timoniere, ha denominato la giornata, con chiaro riferimento a quel 25 gen­naio 2011 in cui l’esasperazione popo­lare nei confronti del regime di Hosni Mubarak diede il la alla rivolta. I cortei convocati nella sola capitale sono stati 28. Ancora una volta, “guerra” di cifre: 27 i morti per il governo, almeno 95 se­condo i pro-Morsi.
La battaglia di piazza Ramses
Le fosse comuni e le atrocità
La battaglia si è concentrata in piazza Ramses: lancio di gas lacrimogeni da parte della polizia, raffiche dagli elicot­teri militari, spari dal centrale ponte 15 maggio. E sul Web hanno cominciato a circolare immagini di fosse comuni ri­trovate dagli agenti di fronte alla mo­schea di Rabaa, opera degli islamisti.
I Fratelli: «Resistenza a oltranza»
Il governo: «Complotto terrorista»
La Guida suprema dei Fratelli Musul­mani, Mohammed Badie, ha incitato al­la “resistenza”: «Il popolo che manifesta pacificamente nonostante la ferocia del colpo di Stato militare, resisterà fino a quando il golpe svanirà». La Fratellanza ha promesso «settimane di proteste». E ha accusato Washington di aver orga­nizzato il golpe anti-islamista. Per par­te loro, gli attivisti di Tamarod (anti-Morsi) hanno invece chiesto alla popo­lazione di mobilitarsi, proteggendo i quartieri, così come i luoghi di culto mu­sulmani e cristiani, dai «terroristi». Il go­verno, impermeabile alle critiche, ha re­so noto che sta «combattendo contro un malvagio complotto terrorista».
I Ventotto: subito un vertice
«Rivedere aiuti e rapporti»
Ma ieri è stata anche la giornata della forte presa di posizione da parte dell’Unione Europea: con toni inusitatamen­te duri, il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton, ha dichiarato che la responsabilità del massacro in corso ri­cade massicciamente sul governo ad interim egiziano, così come sull’am­pia leadership politica, intendendo il fronte che ha appoggiato la deposi­zione di Morsi. Su richiesta di Francia e Germania, i ministri degli Esteri dei 28 si incontreranno a Bruxelles lunedì per una «concertazione urgente». Pa­rigi, peraltro, non esclude che, per fa­re pressione sul Cairo, si possano so­spendere gli aiuti Ue all’Egitto, pari a 500 milioni di euro. Anche la Germa­nia «riesaminerà le sue relazioni con l’Egitto», si legge in un comunicato di Berlino, che sconsiglia viaggi in Egitto, al pari di Madrid. Londra chiede l’in­vio di osservatori Ue. Nell’attesa, le ca­pitali europee si sono già confrontate: il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese François Hol­lande ne hanno discusso telefonica­mente, poi è stata la volta di un dialo­go fra Parigi e Londra, seguito da uno scambio di idee fra il premier italiano Enrico Letta e Hollande. Anche il mi­nistro degli Esteri italiano Emma Bo­nino, che ha chiesto un «vertice im­mediato » sulla crisi, ha avuto uno scambio con Ashton per «concordare» un approccio comune.
Nuove dimissioni «eccellenti»
Oscurata la tv «al-Jazeera»
Al Cairo, dopo le dimissioni eccellenti del vice premier Mohammed al-Baradei, ie­ri ha lasciato l’incarico anche Khaled Dawood, portavoce del Fronte di salvez­za nazionale egiziano, piattaforma degli oppositori anti-Morsi nel recente passa­to. Fuori dalla capitale, infine, si segnala la caccia all’uomo governativa, con una serie di arresti tra i leader dei Fratelli mu­sulmani nella provincia di Beheira, sul Delta del Nilo, e ad Assiut. Infine, ancora si contano i morti di una mattanza che ha avuto come giorno clou mercoledì: 623 i morti in 48 ore secondo dati ufficiali, ol­tre 4mila per la Confraternita. Gli agenti uccisi sono 67. Ultimo dato: la tv panara­ba al-Jazeera è stata oscurata. Perché? Per­ché il governo la considera pro-Morsi.
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