giovedì 27 giugno 2019
Una donna disperata forza la saracinesca del rifugio temporaneo in cui è reclusa con il figlio per denunciarne le condizioni disumane
Dal Messico il grido della madre haitiana: l'altra foto che scuote il mondo
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Una donna sdraiata sul terriccio. La bocca deformata dal grido lacerante. Il braccio sfugge alla morsa della saracinesca e si protende verso l’esterno. Dopo Valeria e Óscar, una nuova icona scuote – almeno per qualche istante – l’opinione pubblica internazionale. Stavolta lo scatto viene dall’altro confine, quello che unisce e divide Messico e Guatemala.

La protagonista è una giovane haitiana e il figlio Pablo Andres, di quattordici mesi (nella foto Ansa). Insieme ad altri seicento immigrati – caraibici e centroamericani – sono chiusi in un rifugio temporaneo allestito a Tapachula, in Chiapas, allestito in tutta fretta come estensione del centro Siglo XXI, in seguito al boom di detenzioni. Già prima dell’accordo con gli Usa, il Messico ha mutato politica verso i nuovi arrivati, fermati in massa affinché non proseguissero il viaggio verso Nord. Dopo l’intesa con Washington, gli arresti sono aumentati. I fermati sono reclusi in condizioni disumane. La donna della foto grida disperata ai reporter – tenuti fuori dal centro – che il figlio sta male e nel rifugio non ci sono medicine né cibo né acqua potabile.

ANSA


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