giovedì 7 aprile 2016
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Dietrofront. Gli islamisti del governo di Tripoli (quello non risconosciuto dalla Comunità internazionale) hanno smentito lo scioglimento del loro esecutivo e negato il sostegno al governo di concordia nazionale del premier Fayea al-Sarraj annunciato martedì sera. Il premier dell’esecutivo ribelle, Khalifa Ghwell (che dopo l’arrivo di Sarraj avrebbe riparato a Misurata), ha annunciato di aver inviato una direttiva ai capi delle istituzioni collegate al suo governo indicando loro di «continuare a svolgere le funzioni che sono state assegnate in conformità con le disposizioni delle normative in vigore». Inoltre ha messo in guardia «tutti coloro che hanno avviato rapporti con il Consiglio presidenziale del governo di concordia», affermando che «saranno sottoposti all’autorità giudiziaria». Non vanno meglio le cose dalle parti di To- bruk (sede del governo, questo sì, internazionalmente riconosciuto). Il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Libia, in un’intervista al giornale egiziano al-Ahramha detto che offrirà sostegno al governo di unità solo se otterrà la fiducia del Parlamento di Tobruk. E poiché Haftar ha sinora osteggiato con forza l’intesa sul nuovo esecutivo – in cui puntava a entrare come come ministro della Difesa ma da cui è stato escluso –, la presa di posizione potrebbe sembrare una svolta positiva. In realtà, quella del generale sembra essere solo un’altra mossa in una precisa tattica dilatoria per far slittare la nascita del governo ufficiale. E proprio Tobruk, la sede del governo internazionalmente riconosciuto, potrebbe rappresentare l’ostacolo più grande per Sarraj. Dipende dall’“influenza”, per così dire, che può ancora esercitare il generale sulla leadership della Cirenaica (che in tutti questi mesi Haftar, lanciando ripetute offensive, ha “protetto” dai rischi di un’avanzata islamista). Secondo fonti locali, i parlamentari avrebbero avviato una lunga e contorta trattativa con il premier Sarraj sulle sedi istituzionali del nuovo governo. Trattativa che però, guarda caso, “includerebbe” proprio il generale Haftar. In sostanza, i parlamentari sarebbero disposti a dare velocemente la fiducia all’esecutivo in cambio della promessa di rimanere nella loro sede a Tobruk o di andare in una Tripoli “ripulita” delle milizie locali, che dovrebbero lasciare il campo ai soldati, appunto, del generale Haftar. Eventualità che Sarraj difficilmente riuscirà a far accettare ai gruppi che tuttora controllano la città. Una pre-condizione, insomma, non da poco, che potrebbe minare il futuro del Paese. ( B.U.).
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