venerdì 24 giugno 2016
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​L’USCITA DALLA UE è prevista, per la prima volta nella storia dei trattati Ue, da quello di Lisbona del dicembre 2009: è l’articolo 50 è quello che la prevede.
 
LA NOTIFICA: lo Stato membro che decida di uscire dovrà notificarlo al Consiglio Europeo. A quel punto l’Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo. Il Parlamento britannico dovrà però prima aver confermato con un voto in aula la decisione.
 
I TEMPI: Lisbona fissa al massimo 2 anni per negoziare un accordo tra lo Stato uscito e l’Ue. Scaduti due anni, lo Stato uscente è fuori dall’Ue comunque. Secondo diversi giuristi il tempo scatta dal momento della notifica.
 
LA TRANSIZIONE: lo Stato uscente dovrà astenersi dal partecipare alle decisioni dell’Ue, così come i suoi europarlamentari dal voto in aula. Non tutti i giuristi però la vedono così. Inoltre fino all’uscita definitiva, il Paese applicherà il diritto Ue.
 
LA QUESTIONE LINGUISTICA: in teoria l’inglese potrebbe cessare di essere una delle 23 lingue dell’Ue, visto che è ufficialmente lingua madre nel solo Regno Unito. Visto però il vasto utilizzo dell’inglese come lingua internazionale (oltre che a Malta e in Irlanda), è molto improbabile che sparirà dai documenti e dai negoziati Ue.
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