lunedì 5 dicembre 2016
L'ultimo addio al discusso Lider Maximo. Il fratello Raul: difenderemo il socialismo. Né monumenti né strade intitolate a lui: voleva evitare il culto della personalità
Sepolte a Santiago le ceneri di Fidel Castro
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Cuba ha dato, tra sabato e domenica, l'ultimo addio a Fidel Castro. "Difenderemo il socialismo, sì se puede", ha detto ieri Raul Castro rivolgendosi al popolo cubano mentre le ceneri del Comandante en Jefe venivano sepolte nel cimitero storico di Santiago de Cuba, Santa Ifigenia, vicino alle spoglie dell'eroe nazionale José Martì, rispettando la volontà del Lider Maximo.

Cuba si è impegnata oggi a rispettare anche un'altra delle sue volontà: non dedicargli monumenti, statue e non intestargli alcuna strada. Lo ha assicurato ancora Raul, promettendo che sarà uno dei primi atti dopo il periodo di lutto nazionale, quando si riunirà l'assemblea nazionale: "Ha chiesto anche all'ultimo momento di evitare qualsiasi culto della personalità".

Con la sepoltura delle ceneri si sono chiusi ieri i nove giorni di lutto, durante i quali Cuba ha smesso di ballare e suonare, e da oggi si apre ufficialmente una nuova era per l'isola: un'era incerta, segnata dall'incognita del rapporto con i nuovi Stati Uniti di Trump, le alleanze con i paesi sudamericani da ridefinire e una globalizzazione dalla quale Cuba per il momento è tagliata fuori.

Dal palco allestito in Plaza de la Revolucion a Santiago per l'ultimo addio pubblico al Comandante, i cubani hanno annunciato che non tradiranno Fidel: "Siamo fidelisti, siamo rivoluzionari", hanno scandito i rappresentanti dei lavoratori, degli agricoltori, dei combattenti della rivoluzione e degli studenti. In piazza c'era mezzo milione di persone. Molte le personalità, da Nicolas Maduro, presidente del Venezuela, ai brasiliani Ignacio Lula da Silva e Dilma Roussef.

Ma è stata la notte di Cuba, e a prendere la parola, succedendosi sul palco, sono stati i cubani e Raul Castro. "Giuriamo di difendere la patria e il socialismo. Fidel, Fidel, hasta la victoria sempre", ha arringato Raul. "Sì se puede", ha gridato la gente in risposta, rievocando lo 'Yes we can' di Barack Obama del 2008. Raul ha ricordato il fratello come "un esempio" di quello che "abbiamo fatto, di quello che facciamo e quello che potremo fare. Di come possiamo superare qualsiasi ostacolo percostruisce il socialismo a Cuba, e garantire l'indipendenza e lasovranità della patria". Fidel, ha detto Raul, ha mostrato che "si può proclamare il carattere socialista di Cuba a 90 miglia dall'impero" americano. In piazza, fra le migliaia di persone, bandiere cubane e dialtri paesi.

Dopo la notte a Santiago, le ceneri di Fidel sono partite di prima mattina con il corteo funebre per il loro ultimo viaggio, con destinazione Santa Ifigenia. Le strade della città sono state invase dalla folla fin dall'alba per l'ultimo addio al Lider, i due chilometri all'interno della città verso il cimitero lungo Avenida Patria erano un mare di bandierine di Cuba. Fra cori "Fidel Fidel" e "Yo soy Fidel", il corteo funebre è sfilato così per l'ultima volta dopo aver percorso l'intera isola, dall'Avanaa Santiago de Cuba, 'culla della rivoluzionè. La cerimonia di sepoltura delle ceneri si è tenuta invece in forma privata e "semplice", come l'hanno descritta alcuni dei partecipanti. Con la fine dei nove giorni di lutto, Cuba torna dunque alla normalità. Ora non ha più il suo Lider, ma è determinata aconservarne intatta l'eredità. Senza chiudere le porte alfuturo.

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