sabato 21 febbraio 2009
Hrudyananda Nayak, un leader della comunità battista, si stava recando in un campo profughi: era già stato minacciato dagli estremisti indù. L’agguato nel distretto di Kandhamal. Quarta vittima da ottobre Padre Prasanna Singh:«È la dimostrazione che le violenze stanno continuando ancora oggi. Siamo sotto choc».
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Brutalmente picchiato e ucciso da un grup­po di estremisti indù, poi abbandonato nella giungla. Questa è stata la fine dram­matica di un cristiano indiano dell’Orissa, H­rudyananda Nayak, un laico leader nella locale comunità battista. Il suo cadavere è stato rinve­nuto due giorni fa nei pressi di Rudangia, il suo villaggio, situato nel distretto di Kandhamal, l’e­picentro del “pogrom” anticristiano riesploso nel­l’agosto scorso in Orissa. Tre giorni fa Nayak, 40 anni, sposato con due fi­gli, si stava recando dal proprio villaggio ad un campo di profughi cristiani gestito dal governo dell’Orissa, dove vengono accolti coloro che so­no stati sfollati dalle loro case a causa delle vio­lenze degli estremisti indù. Sajan George, presi­dente del Global Council of In­dian Christians, ha raccontato ad AsiaNews che l’esponente battista è stato bloccato da un gruppo di estremisti indù ed è scomparso. Il giorno seguente alcuni cristiani residenti nella zona hanno notato, vicino alla strada percorsa da Nayak, al­cune tracce di sangue ed una scarpa abbandonata. Hanno avvisato la polizia locale, gli a­genti hanno compiuto una breve ricerca nei din­torni e hanno rinvenuto il cadavere dell’uomo. Secondo quanto dichiarato ad Ucanews da Bidhan Nayak, cugino della vittima, negli ultimi tempi Nayak aveva ricevuto numerose minacce di mor­te da parte di indù radicali. Tale pista viene con­fermata da un attivista sociale del posto, Rabin­dra Parichha: « Gli integralisti indù avevano deci­so da tempo di uccidere Nayak. E da tempo si sta­vano dando da fare per questo». Conferma Sajan George: « L’uomo è stato picchiato brutalmente » ed è morto per le percosse ricevute. Quello di questi giorni è il quarto cristiano uc­ciso dopo la fine delle violenze di massa in O­rissa dell’ottobre scorso. Tale fatto, ha dichia­rato padre Prasanna Singh, parroco nel di­stretto di Kandhamal, rappresenta « la dimo­strazione che le violenze contro i cristiani in Orissa stanno continuando ancora oggi. I cri­stiani della nostra regione sono letteralmente sotto choc » . Il sacerdote ha reclamato un maggior inter­vento delle autorità pubbliche: « Se il governo non prende provvedimenti per contrastare la violenza, gli integralisti indù uccideranno tut­ti i preti e i leader cristiani». Sul luogo dell’omicidio si è recato anche Ki­shan Kumar, il funzionario governativo più rap­presentativo dell’Orissa, ma al momento non è stato arrestato alcun indiziato. La zona di Ru­dangia, dove è stato ammaz­zato l’esponente battista, non è nuova a violenze anticri­stiane: durante i disordini di agosto e settembre questo villaggio, situato a 260 chilo­metri dalla capitale dell’Oris­sa Bhubaneshwar – spiega A­siaNews – era stato preso d’assedio dai facinorosi indù che avevano stretto in una morsa gli abitanti, per lo più cristiani. Solo l’intervento di una speciale task force della polizia locale era riuscito a salvare i cristiani dallo sterminio. Quello di questi giorni rappresenta dunque un nuovo gesto di odio anticristiano in Orissa do­ve, secondo un recente rapporto del Global Council of Indian Christians, i cristiani uccisi sono stati 120, mentre alcune organizzazioni parlano addirittura di 500 vittime. L’Ong ame­ricana International Christian Concern ha con­tato almeno 500 episodi di violenza anticri­stiana in tutta l’India nel corso del 2008. Una Chiesa distrutta in Orissa durante l’ondata di persecuzioni (Ap) L’agguato nel distretto di Kandhamal. Quarta vittima da ottobre Padre Prasanna Singh: «È la dimostrazione che le violenze stanno continuando ancora oggi Siamo sotto choc»
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