giovedì 17 settembre 2020
Per l'Organizzazione mondiale della sanità il periodo di isolamento deve restare di 14 giorni. In Germania 2.200 nuovi casi in un giorno, in Gran Bretagna 4mila
Un'ambulanza, a Londra, passa vicino a un cartello che invita a fare il test per Covid-19 in caso di sintomi sospetti

Un'ambulanza, a Londra, passa vicino a un cartello che invita a fare il test per Covid-19 in caso di sintomi sospetti - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

In Europa il tasso di trasmissione di Covid-19 è "allarmante". Parola del direttore dell'ufficio Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Hans Kluge. Nelle ultime due settimane "oltre la metà dei Paesi europei hanno registrato un incremento dei casi superiore al 10%. In 7 di questi Paesi i casi sono più che raddoppiati nello stesso periodo". Dall'inizio dell'epidemia sono stati registrati quasi 5 milioni di contagi (4.893.614) e 226.524 decessi.

"Anche se abbiamo visto un aumento dei casi tra i gruppi di età più avanzata, 50-64 e 65-79 anni, nella prima settimana di settembre la percentuale maggiore è ancora tra i 25-49 anni", osserva Kluge.

Di fronte a questi numeri l'Oms ribadisce l'indicazione dei 14 giorni di isolamento in caso di esposizione al coronavirus. Bocciata quindi l'opzione di ridurre la quarantena a 10 o a 7 giorni, che è la via aperta dalla Francia. Una posizione, quella dell'Oms, "basata sul periodo di incubazione e di trasmissione della malattia" e che potrebbe essere rivista "solo nel caso in cui le cose dovessero cambiare dal punto di vista scientifico".

Più casi settimanali che a marzo

In Europa è "la situazione è molto grave" ha detto Kluge. "I casi settimanali hanno ora superato quelli segnalati quando la pandemia ha raggiunto per la prima volta il picco in Europa a marzo". "In primavera e all'inizio dell'estate - ha ricordato - abbiamo potuto vedere l'impatto delle rigide misure adottate. I nostri sforzi, i nostri sacrifici, sono stati ripagati. A giugno i casi hanno toccato il minimo storico". I numeri della diffusione di Sars-CoV-2 "a settembre, però, dovrebbero servire da campanello d'allarme per tutti noi: sebbene questi numeri riflettano una migliore capacità di testing, mostrano anche tassi di trasmissione allarmanti in tutta la regione".

​Boom di contagi in Francia, oltre 10.000

Tornano sopra quota 10.000 i nuovi contagi in Francia nelle ultime 24 ore. I positivi di giornata sono 10.593. Lo ha annunciato Santé Publique France nel suo comunicato quotidiano. Le nuove vittime sono state 50, per un totale ormai di 31.095. Il tasso di positività resta stabile alla quota degli ultimi giorni, 5,4%. Il numero dei pazienti in rianimazione è di 27 in più rispetto a ieri. Cambiano le regole per gli asili nido: il ministro della Salute Olivier Véran ha annunciato che gli educatori, che prima dovevano indossare la mascherina soltanto in presenza dei genitori, adesso dovranno portarla anche con i bambini.

La Germania torna sopra quota 2.000

Nell'ultimo giorno i contagi in Germania hanno nuovamente superato quota 2mila, il dato più alto del mese e che non si raggiungeva dalla seconda metà di agosto. Secondo i dati del Robert Koch Institute, le nuove infezioni da Sars-CoV-2 sono 2.194, la cifra giornaliero più alta dal 23 aprile.

Il numero di casi attivi è di circa 20mila e ci sono stati altri tre morti, che portano il bilancio totale a 9.371. Il picco maggiore dei contagi era stato raggiunto all'inizio di aprile, con più di 6mila casi giornalieri; dopo una fase calante, dalla fine di luglio il numero è tornato ad aumentare.

La Gran Bretagna sfiora i 4.000 nuovi casi

La Gran Bretagna ieri ha segnalato quasi 4.000 nuovi contagi, portando il suo totale a circa 338.000 casi. Il bilancio ufficiale delle vittime è di oltre 41.500, il totale più alto d'Europa.

Il premier Boris Johnson, che in primavera è stato ricoverato in Terapia intensiva per Covid-19, sta considerando la possibilità di limitare l'orario di apertura dei pub e di imporre nuovi lockdown per ridurre il nuovo picco di casi. "La cosa cruciale è che non desidero imporre un nuovo lockdown che blocchi il funzionamento delle imprese" ha detto parlando con il quotidiano The Sun. Ha quindi spiegato di essere stato costretto ad adottare misure dure, tra cui la limitazione a sei del numero di persone che partecipano a un raduno, per permettere alla fine dell'anno alle famiglie di festeggiare il Natale.

Nel mondo il 14% dei contagiati sono operatori sanitari

Il 14% dei casi globali di Covid-19, ovvero 4 su 29 milioni di contagi confermati, riguardano operatori sanitari. Lo sottolinea l'Oms, che ha chiesto ai governi maggiori sforzi per proteggere questa categoria. In alcuni Paesi, la percentuale degli operatori sanitari colpiti arriva al 35%.

Oxfam: metà dosi di vaccino prenotate da pochi Paesi ricchi

"Un ristretto gruppo di Paesi ricchi, il 13% della popolazione mondiale, ha già acquistato oltre la metà della futura fornitura dei principali vaccini in fase di sviluppo". Lo denuncia Oxfam, che all'incontro dei Ministri della Salute e delle Finanze dei Paesi del G20 ha lanciato un appello: garantire un vaccino per ogni abitante del pianeta.

La denuncia arriva dall'analisi dei dati raccolti da Airfinity sugli accordi già firmati da alcuni paesi con le case farmaceutiche che stanno sviluppando i 5 vaccini più promettenti, in un quadro nel quale le stesse aziende produttrici non hanno al momento la capacità di produrre abbastanza vaccini per tutti. Anche nel caso estremamente improbabile che tutti e cinque i vaccini si rivelino efficaci, più del 60% della popolazione mondiale non avrà accesso a nessun vaccino almeno fino al 2022.

Le trattative in corso per assicurarsi la fornitura mostrano profonde disuguaglianze tra Paesi ricchi e Paesi poveri: Italia, Francia, Germania e Olanda già a giugno sono riuscite ad assicurarsi quasi una dose a testa per tutta la popolazione europea (400.000 milioni di dosi totali), mentre il Bangladesh solo una dose ogni nove abitanti.

Altrettanto disuguale è la disponibilità delle case farmaceutiche a mettere il vaccino a disposizione dei Paesi a basso reddito: mentre Moderna al momento si è impegnata solo verso nazioni ricche, AstraZeneca ha promesso il 66% delle dosi a Paesi in via di sviluppo. Anche se questa azienda ha fatto molto per aumentare la sua capacità di produzione, stabilendo partnership e trasferendo la sua tecnologia ad altri produttori, da sola AstraZeneca potrebbe coprire appena il 38% del fabbisogno globale, percentuale che scende al 19% qualora fossero necessarie due dosi di vaccino per l'immunità.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: