giovedì 3 marzo 2011
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Il Senato americano ha approvato all’unanimità una risoluzione per chiedere l’imposizione di una no-fly Zone sulla Libia. Il testo «applaude» ai manifestanti che chiedono riforme democratiche e «condanna con forza» la repressione del regime di Muammar Gheddafi a cui viene chiesto di «dimettersi per permettere una transizione pacifica». All’Onu il Senato Usa chiede «di assumere ulteriori iniziative per proteggere i civili in Libia, compresa l’imposizione di una zona di interdizione al volo sul territorio libico».Cauti su questa ipotesi, secondo il Washington Post, sarebbero però i vertici della Difesa Usa, secondo i quali una no-fly zone richieda tra le altre cose il consenso politico interno e l’autorizzazione internazionale. Per il capo del Pentagono Robert Gates l’adozione di misure militari potrebbe avere conseguenze indirette «che devono essere analizzate». Per Gates la creazione di una no-fly zone richiederebbe un attacco contro la Libia e, inoltre, andrebbe a prosciugare le forze impegnate sul terreno in Afghanistan. Lo stesso segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, in un’audizione alla commissione Affari Esteri del Senato americano ha ammesso che la decisione sull’intervento è ancora «lontana» e che se l’intervento internazionale non sarà valutato con estrema cautela, «c’è il rischio che la Libia sprofondi nel caos e si trasformi in una gigantesca Somalia». La creazione di una no-fly-zone, hanno spiegato ex generali dell’Air Force, potrebbe essere rapida ma una sua prolungata attuazione richiederebbe l’impiego di centinaia di caccia ed altre unità aeree di appoggio. Il sistema di difesa aerea libico è inoltre significativamente più sviluppato delle difese che vennero distrutte nel 2003 in Iraq.Fra le opzioni per garantire la sicurezza del popolo libico c’è anche quella di imporre una no-fly zone di concerto fra la Lega araba e l’Unione Africana, secondo quanto si legge nella risoluzione finale della riunione dei ministri degli Esteri dell’organismo panarabo. Contraria comunque a un simile intervento è la Cina, secondo la quale la soluzione alla crisi libica deve essere ottenuta «solo attraverso mezzi pacifici».Intanto il presidente della Commissione europea Josè Barroso ha sottolineato ieri che «Gheddafi è parte del problema e non della soluzione, è arrivato il momento che se ne vada». Per Barroso la situazione in Libia è «semplicemente oltraggiosa e noi non possiamo accettarlo». «Voglio dire agli arabi che stanno lottando per la libertà e la democrazia: siamo con voi», ha aggiunto il presidente della Commissione Europea, ribadendo poi che la situazione in Libia, soprattutto per la forte pressione di profughi alle frontiere, è «una tragedia umanitaria» e per questo la Commissione ha deciso di aumentare il contributo per gli aiuti umanitari da 3 milioni a 10 milioni.Da Teheran, peraltro, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha detto che «gli Usa e i loro alleati stanno facendo propaganda per preparare interventi militari» in Nord Africa o in Medio Oriente e «assumere il controllo delle riserve di petrolio e gas».
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