venerdì 17 gennaio 2020
C’è l’intesa tra governo e Länder per l’addio entro il 2038 al combustibile fossile nelle centrali elettriche: si partirà già in estate. Investimenti per 40 miliardi. A rischio 100mila posti
Una centrale elettrica a carbone a Bergheim in Germania

Una centrale elettrica a carbone a Bergheim in Germania - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

La Germania si prepara alla rivoluzione industriale del XXI secolo. Entro il 2038, ma se è possibile già nel 2035, dirà addio a carbone e lignite come fonti di approvvigionamento energetico. È l’accordo raggiunto al cancellierato di Berlino a poche ore dall’alba di ieri tra governo federale e Länder. Ad oggi il Paese da queste due fonti fossili ottiene il 38% della sua energia elettrica, il 46% proviene da fonti rinnovabili, il resto dalle centrali nucleari, che però chiuderanno entro il 2022.

L’addio al carbone e alla lignite rappresenta un passo fondamentale e inevitabile per limitare il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici. Ma a quale prezzo? E con quali conseguenze per l’economia tedesca? Queste le domande che ieri si ponevano praticamente tutti i media e a cui la politica per ora può rispondere solo parzialmente. Nel corso del lungo vertice notturno è stato stabilito che «il piano di decarbonizzazione della Germania inizierà da subito», ha sottolineato la ministra federale dell’Ambiente, Svenja Schulze (Spd). «Gli otto impianti più vecchi e inquinanti saranno chiusi molto rapidamente. Il primo entro quest’anno», ha aggiunto Schulze. Probabilmente già entro l’estate.

Lo stop riguarderà alcune centrali realizzate nel Nord Reno Westfalia, ovest della Germania, nel 1959, ma anche alcune centrali nel Land orientale del Brandemburgo, costruite tra gli anni ’70 ed ’80 ma tra le più inquinanti del Paese. La chiusura entro il 2022 di queste 8 centrali, delle 30 realizzate sul territorio tedesco, avrà già delle pesanti conseguenze in termini di posti di lavoro nelle aree colpite. In tutta la Germania, secondo il quotidiano economico Handelsblatt, «i dipendenti nelle centrali a carbone e lignite sono circa 25.000, ma se si calcola anche l’indotto ed il settore estrattivo superiamo i 100mila posti di lavoro». Per questo nel corso dell’incontro tra governo federale e Länder si è iniziato anche a parlare di soldi che il Bund investirà per risarcire i gestori dell’energia elettrica ma anche i Länder colpiti dalla chiusura delle centrali.

«Il governo è pronto a stanziare fin da subito 2,6 miliardi per i Länder dell’Ovest e 1,7 per quelli dell’Est», ha sottolineato il ministro delle Finanze del governo di Grande Coalizione, Olaf Scholz (Spd). In totale, secondo i media, lo Stato federale entro il 2038 per il piano di uscita dal carbone dovrà investire almeno 40 miliardi di euro. Ma a questi soldi, secondo alcuni analisti ed economisti, bisognerà aggiungere gli investimenti per la modifica della rete elettrica dell’intero Paese, i cui costi sono stati definiti più volte incalcolabili.

Il piano prevede anche delle «revisioni di costi e procedure» che si terranno nel 2026 e nel 2029 per «stabilire se il Paese riuscirà a chiudere tutte le sue centrali a carbone già entro il 2035», ha sottolineato il ministro dell’Economia, Peter Altmeier (Cdu). L’intero piano sarà sottoposto al Bundestag entro la fine di gennaio, e una volta approvato diventerà operativo entro l’estate del 2020. Uno dei Länder più interessati alla definizione dell’accordo è il Nord Reno Westfalia in cui c’è la Regione della Ruhr, a lungo il principale polo estrattivo di carbone e lignite in Europa. In questo Land si trovano almeno 15 centrali funzionanti, l’ultima, la Datteln 4, entrerà in funzione proprio quest’anno. «La sua apertura era programmata da tempo, i lavori non saranno fermati», ha sottolineato il ministro presidente del Land, Armin Laschet (Cdu) che guida il governo della Regione più popolosa d’Europa con i suoi oltre 20 milioni di abitanti.

Se per il Nord Reno Westfalia la chiusura delle centrali a carbone significherà chiudere una lunghissima pagina della sua storia, per i Länder orientali, in particolare Brandemburgo e Sassonia potrebbe trasformarsi in una nuova bomba sociale. Questi due Länder dipendono dal punto di vista energetico praticamente al 100% da carbone e lignite e sono migliaia i lavoratori che ogni giorno lavorano nei poli estrattive e nelle centrali.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI