
Il cardinale Dominique Joseph Mathieu - Ansa
«Con rammarico osserviamo in queste ultime ore, ancora una volta, che si pensa raggiungere la pace con attacchi preventivi invece di impegnarsi a dialogare intorno alla tavola delle negoziazioni». È il messaggio, inviato dal cardinale Dominique Joseph Mathieu, arcivescovo di Teheran-Isfahan dei latini, commentando l'attacco dell’altra notte di Israele all'Iran, e la successiva risposta di Teheran. Lo Stato ebraico afferma di aver colpito siti nucleari iraniani, oltre a personalità militari e scientifiche di primo piano tra cui il capo delle Guardie della rivoluzione, Hossein Salami nel quadro dell'operazione "Rising Lion". Teheran ha replicato lanciato un centinaio di droni contro lo Stato ebraico.
«Preghiamo – spiega al AsiaNews il porporato - dunque che prevalga la pace dialogata intorno ad un "consensus". Che lo Spirito Santo guidi questo processo» mentre sembrano tramontare i negoziati in Oman fra Stati Uniti e Iran per un accordo sul nucleare. Stamane, infatti, Teheran ha comunicato che non parteciperà al sesto round di colloqui.
La preoccupazione del cardinale Mathieu è forte in queste ore di grande tensione regionale e globale, perché' si starebbe materializzando la tanto temuta escalation che rischia di trascinare l'intero Medio Oriente in un conflitto devastante. In Iran vi sono cristiani di varie confessioni, fra i quali un esiguo numero di cattolici, su un totale di quasi 82 milioni di abitanti, in larga maggioranza musulmani sciiti (90%, i sunniti sono poco più del 5%). Fra i cattolici vi sono assiri, armeni e fedeli di rito latino, che si sommano a stranieri che lavorano nella Repubblica islamica. Secondo la Costituzione iraniana (art. 13) sunniti, cristiani, zoroastriani ed ebrei sono liberi di praticare il culto "nel rispetto" delle leggi islamiche. Inoltre, i cristiani hanno tre rappresentanti in Parlamento (Majlis), due per gli armeni e uno per gli assiri.
Il cardinale Mathieu ricorda l'importanza del pontificato di papa Francesco, anche nei rapporti con il mondo musulmano e le autorità' iraniane definendolo il Pontefice che «ha aperto molte porte» e ora «è arrivato il momento di organizzare lo spazio dietro a queste porte». Il successore Leone XIV, prosegue, ha «questo compito» e dall'esperienza del Conclave e nei momenti di confronto e discussione - anche precedenti, nelle Congregazioni - Papa Prevost sembra possedere queste caratteristiche.