giovedì 13 maggio 2010
Subito una finanziaria d’emergenza e tagli alla spesa per sei miliardi. Confermato il no all’euro. Prevista la riforma del sistema bancario. Il vice Clegg promette: «Dureremo malgrado le differenze».
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Lo aveva bollato come la sua «barzelletta preferita». Evidentemente, però, Downing street per David Cameron val bene una risata. Tanto più ora che Nick Clegg non è più una meteora da schernire ma veste addirittura i panni del suo vice. Un tandem insolito, quello formato dal leader conservatore e dal numero uno dei liberal-democratici. Ma che guarda lontano, almeno nelle intenzioni. «Questo è un accordo per cinque anni», ha scandito ieri Cameron al primo giorno di lavoro, sgombrando il campo dalle illazioni sulla tenuta di una coalizione di governo attesa da prove difficilissime.Il Regno Unito vive una crisi profonda, acuita da un deficit di 163 miliardi di sterline, l’11,1% del Pil. «Nessun governo in tempi moderni ha ricevuto un’eredità economica così terribile», ha sottolineato non a caso il neopremier. La strana alleanza uscita dal voto del 6 maggio punterà così subito ad una finanziaria d’emergenza, da varare entro i prossimi 50 giorni. Entro fine anno, inoltre, si tenterà di tagliare circa 6 miliardi di sterline della spesa pubblica.Tagli subito dunque, come prevedeva il programma dei conservatori, che resta il punto cardine della coalizione. Una coalizione che, ha spiegato ancora Cameron, «è unita da tre principi: libertà, giustizia e responsabilità». L’obiettivo di lungo termine, come già il leader conservatore aveva detto l’altra sera all’ingresso a Downing street, è quello di «ricostruire la famiglia, ricostruire le comunità, ricostruire la responsabilità», oltre alla «fiducia nella politica». Una politica nella quale «è più importante l’interesse nazionale che quello di partito, dove la cooperazione e il compromesso non sono segni di debolezza ma di forza». Gli ha fatto subito eco Clegg, parlando di un governo «coraggioso e riformatore». E che durerà «malgrado le differenze» fra conservatori e liberaldemocratici.Nominata la squadra, con gran parte dei posti-chiave assegnati ai tory: George Osborne all’Economia, l’euroscettico William Hague agli Esteri, Theresa May agli Interni, Ken Clarke alla Giustizia, Liam Fox alla Difesa. I lib-dem ottengono, tra l’altro, le Attività produttive con Vince Cable ed Energia e cambiamenti climatici con Chris Huhne. I punti dell’accordo di coalizione sono 19: si va dall’economia alla difesa, dall’istruzione al rapporto con l’Europa. Ma, soprattutto, è previsto un referendum su un «sistema di voto alternativo», il vero colpo grosso per il lib-dem, che puntano a una riforma elettorale in senso proporzionale rispetto all’attuale uninominale secco.Confermato, invece, il no all’adesione del Regno Unito all’euro nei prossimi cinque anni, mentre ulteriori trasferimenti di poteri all’Unione europea dovranno essere approvati da un referendum. Sempre secondo l’accordo, i lib-dem hanno rinunciato alla revisione del programma per i missili nucleari sui sottomarini Trident e hanno acconsentito al piano conservatore per l’imposizione di un limite massimo sull’ingresso di immigrati extracomunitari. Abolita poi per i cittadini la carta d’identità, introdotta con il British Identity Act del 2006.Come voluto da Clegg saranno inoltre «aumentare in modo sostanziale» le indennità sulle tasse sui redditi (secondo la Bbc complessivamente saranno dedicati 17 miliardi di sterline a queste riduzione sui redditi più bassi). I tory hanno anche dovuto rinunciare al loro programma di esenzioni sulle tasse di successione. Prevista inoltre una serie di riforme strutturali del sistema bancario, dell’istruzione e del welfare.Da tutto il mondo, intanto, giungono le congratulazioni a Cameron. Per Barack Obama, che ha apprezzato il rinnovato sostegno della Gran Bretagna in Afghanistan, il nuovo premier britannico è «intelligente, scrupoloso ed efficace». Sarà il francese Nicolas Sarkozy, il prossimo 18 giugno, il primo capo di Stato straniero a recarsi in visita al nuovo premier britannico.
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