martedì 17 febbraio 2009
Il capo dei torturatori dei khmer rossi è comparso oggi in tribunale con l'accusa di crimini contro l'umanità, nel primo caso che vede alla sbarra uno degli alti dirigenti del regime di Pol Pot, a trent'anni dalla fine della dittatura comunista accusata di aver ucciso 1,7 milioni di persone in Cambogia.
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Il capo dei torturatori dei khmer rossi è comparso oggi in tribunale con l'accusa di crimini contro l'umanità, nel primo caso che vede alla sbarra uno degli alti dirigenti del regime di Pol Pot, a trent'anni dalla fine della dittatura comunista accusata di aver ucciso 1,7 milioni di persone in Cambogia. Kaing Guek Eav, soprannominato Duch, ex-comandante della tristemente nota prigione S-21, si è presentato, senza tradire emozioni, in maglietta blu davanti al giudice. Centinaia di vittime delle atrocità del regime hanno fatto la fila per entrare in tribunale anche se il processo principale inizierà solo in marzo con un verdetto atteso per settembre. "Abbiamo aspettato questo giorno per 30 anni", ha raccontato Vann Nath, 63 anni, uno dei pochissimi sopravvissuti alla prigione S-21 dove sono stati torturati e uccisi almeno 14.000 "nemici della rivoluzione".Le udienze di questa settimana prepareranno il terreno per il processo vero e proprio di marzo, quando Duch e alcuni sopravvissuti dovrebbero rendere testimonianza. Duch, cristiano riconvertito, ha manifestato il suo rimorso prima di affrontare il tribunale congiunto dell'Onu e della Cambogia, che dovrà ripercorrere uno dei capitoli più bui del 20esimo secolo. "Duch vuole chiedere perdono alle vittime e ai combogiani. Lo farà pubblicamente", ha detto Francois Roux il legale francese dell'ex-comandante.Il processo rappresenta una pietra miliare per il Paese dove pressoché ogni abitante ha perso qualche caro negli anni della dittatura comunista e nelle carestie ed epidemie che ne seguirono. "Oggi è una giornata storica e tutti hanno la speranza che il tribunale faccia giustizia", ha spiegato Hong Kim Suon, un legale che rappresenta la vittime. Le Camere straordinarie nei Tribunali della Cambogia, questo è il nome della Corte, sono state definite "un esperimento di giustizia internazionale", con giudici cambogiani e stranieri che lavorano fianco a fianco per garantirne l'indipendenza. Tuttavia i detrattori sostengono che la sua integrità sia minacciata dalle accuse di corruzione e di interferenza politica.Quattro altri esponenti dei vertici dei Khmer rossi sono stati accusati ma il tentativo di estendere il processo anche ad altri sospetti è stato respinto il mese scorso da un magistrato cambogiano del tribunale, che ha detto che ciò non favorirebbe la riconciliazione del Paese Il portavoce dell'esecutivo Siphan Phay ha negato qualunque tipo di interferenza e ha detto che il governo vuole portare a termine i processi per i cinque prima di passare ad altri sospettati.
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