sabato 26 marzo 2016
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BRUXELLES Gli inquirenti belgi e francesi ieri hanno davvero agito in tandem. Perché dopo l’azione dei colleghi parigini con l’arresto di Reda Kriket ad Argenteuil, i belgi ieri hanno compiuto a Bruxelles una operazione antiterrorismo di grande importanza, ancora nel comune di Schaerbeek, lo stesso da cui erano partiti gli attentatori del 22 marzo, anche se in un’altra zona. Un’operazione che il procuratore federale Frédéric Van Leeuw ieri ha confermato essere in diretta connessione con quella francese, scattata intorno alle 14, che ha visto completamente sigillata tutta una vasta area intorno a Place Meiser, un importante crocevia del comune. Si sono visti numerosi agenti ma anche militari e anche specialisti dell’Esercito per lo sminamento. Sono state nuove ore di altissima tensione, la polizia braccava un uomo che, stando almeno alcuni testimoni, ha anche sequestrato per alcune ore una donna e una bambina, entrambe poi fortunatamente liberate. È stato poi ferito a una gamba e catturato. Televisioni e Web hanno mostrato varie immagini di un robot da sminamento avvicinarsi all’uomo prima dell’arresto, secondo Rtbf, il canale televisivo pubblico belga francofona, l’uomo avrebbe avuto con sé una valigia imbottita di esplosivo. Nelle ore precedenti si erano anche sentite varie esplosioni, ma il sindaco di Schaerbeek, Bernard Clerfayt, ha rassicurato: si trattava solo di esplosioni controllate operate dalla polizia. Per qualche ora è girata la voce che si trattasse di uno dei super ricercati degli attacchi di Parigi, Mohamed Abrini, visto a una stazione di servizio insieme a Salah Abdeslam (uno degli aspiranti attentatori suicidi degli attacchi di Parigi che ha rinunciato a farsi saltare, arrestato il 18 marzo) 48 ore prime degli attentati parigini. Voce però poi nettamente smentita dalla Procura federale. Secondo vari media belgi, comunque, il misterioso arrestato potrebbe essere un «pesce grosso» di Daesh in Europa. Ieri la polizia ha agito in altri due quartieri di Bruxelles, ancora a Forest, con l’arresto di un certo Tawfik A., anche lui ferito alla gamba dalla polizia, e a Saint-Gilles, con l’arresto di Salah A. (da non confondere ovviamente con Abdeslam). Operazioni connesse, anche queste, con l’operazione parigina. La polizia belga, del resto, aveva compiuto varie perquisizioni anche nella notte tra giovedì e venerdì, con il fermo di sei persone, tre addirittura davanti alla sede della stessa Procura federale, altri tre tra il centro storico di Bruxelles e il comune di Jette. Per tre dei sei fermati la Procura ha fatto scattare l’arresto. Tra questi spicca il nome Fayçal Cheffou, fermato davanti alla Procura, e considerato una pedina importante della cellula terroristica. I media hanno speculato per qualche ora che potesse essere l’attentatore che aveva rinunciato a farsi esplodere all’aeroporto di Bruxelles, quello con veste chiara e cappello scuro, nel pomeriggio però la Procura ha fatto sapere che per il momento non ci sono alcuni indizi in merito e che l’uomo comunque non sta collaborando. Ieri del resto sono emersi altri dettagli importanti. Anzitutto, la Procura federale belga ha confermato quanto già anticipato da vari media, e cioè che l’esame del Dna ha confermato che il secondo attentatore fattosi esplodere all’aeroporto di Bruxelles, insieme a Ibrahim el-Bakraoui, è proprio l’artificiere degli attacchi di Parigi, Najim Laachraoui. È circolato, inoltre, il nome di un nuovo importante ricercato, a quanto pare molto pericoloso e armato, quello del siriano Naim Al-Hamed. Il suo nome comparirebbe, scrivono vari media, su una lista di terroristi distribuita a vari paesi europei (secondo Nbc sarebbe una lista Usa, ma su questo ieri regnava l’incertezza) su cui figurano anche quello di Abrini e dei tre attentatori suicidi morti all’aeroporto di Bruxelles e alla stazione del metrò di Maalbek. E in Germania la polizia ha arrestato altri due uomini, secondo il settimanale Der Spiegel, che cita fonti della Procura di Düsseldorf, in particolare uno, noto come Samir E., avrebbe ricevuto messaggini sul cellulare da Khalid El Bakraoui, poco prima che si facesse saltare al metrò. Le polemiche, intanto, rimangono. Secondo vari media belgi, il Comitato P, l’organo interno che monitora le attività della polizia del Belgio, ha avviato un’inchiesta dopo le indiscrezioni che le forze dell’ordine di Malines (una cittadina a una ventina di chilometri a nord di Bruxelles) conoscessero già dal 7 dicembre l’indirizzo di Molenbeek dove poi, solo il 18 marzo, è stato arrestato Salah Abdeslam. Secondo i giornali belgi la preziosa informazione sarebbe stata inserita da un agente di Malines in un rapporto confidenziale destinato alla cellula antiterrorismo della polizia federale di Bruxelles, ma mai trasmesso. Giovedì il ministro dell’Interno Jan Jambon ha ammesso che vi sono stati errori nelle indagini di questi ultimi mesi, dopo gli attacchi di Parigi, e ha offerto le sue dimissioni al pari del collega alla Giustizia, Koen Geens. Dimissioni respinte dal premier Charles Michel. Ieri Jambon è inoltre tornato sul caso della segnalazione al Belgio da parte della Turchia dell’espulsione di Ibrahim el-Bakraoui, di ritorno dalla Siria, cui però il Belgio non reagì. Colpevole, secondo il ministro, sarebbe stato un ufficiale di collegamento belga presso l’ambasciata ad Ankara, che si sarebbe mosso con grande ritardo. Una versione che però non ha convinto la stampa belga, che parla di un capro espiatorio. Da registrare ieri un nuovo allarme, fortunatamente falso, alla metropolitana di Bruxelles, alla stazione Arts-Loi, che precede, venendo dal centro, quella di Maalbeek. Quando la polizia ha chiesto, nel corso di un’operazione di controllo, a tutti i viaggiatori di aprire il proprio cappotto, un uomo si è rifiutato. Gli agenti hanno fatto allora evacuare la stazione, in realtà l’uomo era solo agitato. Un segnale, comunque, della tensione che resta altissima anche se giovedì, nonostante tutto il governo ha deciso di abbassare il livello di allerta dal massimo (il quattro), al tre. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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