sabato 27 novembre 2021
Pechino sta investendo molto nell'area del Commonwealth. Anche la Giamaica potrebbe salutare la Gran Bretagna
La grandezza britannica è solo un ricordo. La statua dell'ammiraglio Nelson a Bridgetown, capitale delle Barbados

La grandezza britannica è solo un ricordo. La statua dell'ammiraglio Nelson a Bridgetown, capitale delle Barbados - Reuters

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Per il piccolo Stato insulare di Barbados, paradiso fiscale (oltre che naturale) nel mare dei Caraibi, martedì comincia una nuova era. Dopo quasi 400 anni di fedeltà alla Corona britannica, il Paese abbandona il Commonwealth, l’organizzazione di nazioni che hanno fatto parte dell’impero britannico, e di cui la regina Elisabetta è ancora capo di Stato, e diventa una Repubblica. Il futuro dell’isola, neppure 300mila abitanti, indipendente da Londra dal 1954, è affidato alla guida di due donne: il primo ministro, Mia Mottley, e la neo presidente, Sandra Mason.

L’insediamento di Mason, 72 anni, primo giudice donna della Corte d’Appello del Paese, coinciderà con il 55esimo anniversario dell’indipendenza di Barbados dal Regno Unito. Essendo già governatore, quindi rappresentante di Buckingham Palace sull’isola, il suo mandato alla presidenza è considerato transitorio. Gli analisti evidenziano come il completamento della riforma costituzionale si sia compiuto in parallelo a un altro evento: la sempre più penetrante influenza economica della Cina.

Secondo il Telegraph, negli ultimi anni Pechino avrebbe iniettato nell’economia locale più di 500 milioni di yuan – non dollari, né sterline – investendoli in strade, case, alberghi e reti fognarie. L’American Enterprise Institute ha stimato che sino ad oggi il Dragone ha investito l’equivalente di più di 685 miliardi di sterline in 42 Paesi del Commonwealth. Un’orbita con la Cina, non Londra, al centro.

L’addio di Bridgetown alla Corona, secondo alcuni alimentato da tensioni razziali, non è il primo tra le ex colonie caraibiche che rifornivano la «madrepatria» di zucchero e perle: la Guyana lo ha fatto nel 1970, Trinidad e Tobago nel 1976, e l’attuale Repubblica Dominicana nel 1978.

E già molti scommettono sul prossimo: la Giamaica. Londra non resta indifferente e si interroga sugli scenari che potrebbero delinearsi con le alleanze che andranno a riempire il vuoto della Corona. Criticità non meno preoccupanti di quelle legate a un altro addio, quello del Regno Unito all’Ue. Brexit, che, a quasi un anno dal suo compimento, secondo un sondaggio YouGov è considerata un successo solo dal 18% dei britannici.

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