giovedì 27 gennaio 2022
L'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede Raphael Schutz ha raccontato la sua storia famigliare all'incontro organizzato per la Giornata della Memoria
Lo Yad VaShem a Gerusalemme

Lo Yad VaShem a Gerusalemme - Archivio

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Il 9 novembre 1938 – la “Notte dei cristalli” – sua mamma aveva nove anni e quella data se la ricorda molto bene: per la prima volta trascorreva il compleanno lontano da casa, in un campo profughi a Cracovia, dove la famiglia, originaria di Francoforte, era stata costretta a rifugiarsi dopo l’espulsione dalla Germania. Avevano dovuto fare le valigie alla svelta, qualche ora, e lasciare tutto.

«Ora mia mamma ha 92 anni – come diciamo in ebraico: ad mea ve’esrim, in salute fino a 120 anni – , vive vicino a Tel Aviv, e la sua storia, come quella di mio padre, è la testimonianza che vi voglio consegnare», ha detto Raphael Schutz, ambasciatore di Israele presso la Santa Sede.

Il suo è stato un intervento molto intimo, particolare, che ha caratterizzato l’appuntamento organizzato dalla rappresentanza israeliana, in collaborazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede, in occasione della Giornata della Memoria.

«Ho origini tedesche – ha raccontato il diplomatico – e il mio cognome in tedesco significa “protezione”, anche se la protezione è proprio l’ultima cosa che gli ebrei hanno avuto a quei tempi». Entrambi i genitori dell’ambasciatore sono nati in Germania. «Mio nonno è un eroe ebreo dell’esercito tedesco. E' stato un prigioniero di guerra, in Siberia, durante il primo conflitto mondiale, per quasi tre anni. Lo stesso uomo, dieci anni dopo, con le Leggi di Norimberga, ha dovuto lasciarsi tutto alle spalle ed emigrare, con mia nonna, nella Palestina sotto mandato britannico». Fu una decisione presa d’istinto. Altri membri della famiglia scelsero di restare in Germania e morirono nei campi di concentramento.

Da parte di mamma la storia non fu più facile. «Lei è nata a Francoforte. Ci sono indizi che fanno pensare che da bambina abbia frequentato lo stesso kindergarten di Anna Frank, nella città: erano coetanee, solo cinque mesi di differenza. In ogni caso, dopo essere fuggita a Cracovia con la famgilia, riuscì anche lei a raggiungere la Palestina mandataria». Una storia emblematica. Che ci aiuta a non dimenticare.

L'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Raphael Schutz

L'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Raphael Schutz - Archivio

Raphael Schutz è nato in Israele nel 1957. È sposato con Michal Ron. Ha trent’anni di carriera nella diplomazia: è stato secondo segretario in ambasciata in Cile; ambasciatore in Colombia, in Spagna e in Norvegia. In novembre ha presentato le Lettere Credenziali a papa Francesco. Un incontro cordiale, tutto in spagnolo.

L’evento di oggi – “Looking Back to Look Forward - Historical Perspectives on the Holocaust” (Guardando indietro per guardare avanti - Prospettive storiche sull’Olocausto) – ha visto la partecipazione di Suzanne Brown Fleming dell’Holocaust Memorial Museum di Washington, Iael Nidam Orvieto, dello Yad VaShem e del teologo Achim Buckenmaier, ed è stato moderato da Patrick Connell, incaricato d'affari dell’Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede. E' disponibile al sito www.facebook.com/IsraelinHolySee.

L'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Raphael Schutz ha presentato le Lettere Credenziali a papa Francesco lo scorso novembre

L'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Raphael Schutz ha presentato le Lettere Credenziali a papa Francesco lo scorso novembre - Archivio

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