lunedì 14 settembre 2020
Il nuovo rapporto del Fondo globale sottolinea che la pandemia di Covid-19 mette a rischio anche i progressi ventennali nella lotta contro Hiv, tubercolosi e malaria
Infermiere al lavoro in un centro sanitario vicino a Johannesburg, in Sudafrica

Infermiere al lavoro in un centro sanitario vicino a Johannesburg, in Sudafrica - Ansa

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Vent’anni di progressi nella battaglia contro Hiv, tubercolosi e malaria rischiano di essere spazzati via, a livello globale, dalla pandemia di Covid-19. Il volume di test condotti sull’Hiv è crollato in alcuni Paesi del 50 per cento, in parallelo ad un calo del 75 per cento di tracciamento dei nuovi casi di tubercolosi. Numeri che fanno prevedere un aumento dei nuovi casi, considerato che i contagiati, inconsapevoli del loro stato, continueranno a trasmettere le malattie. In molti Paesi, inoltre, i governi sono stati costretti dalla pandemia a ritardare la campagna di distribuzione delle zanzariere, lasciando milioni di persone maggiormente vulnerabili alla malaria.

L’allarme è contenuto nel nuovo rapporto, diffuso ieri, del Fondo globale per la lotta all'Aids, la tubercolosi e la malaria, organizzazione che con il suo impegno dal 2002 a oggi ha contribuito a salvare 38 milioni di vite umane, 6 milioni delle quali nel solo 2019, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente. Le vittime di Aids, tubercolosi e malaria si sono ridotte del 50% anno dopo anno nei Paesi in cui il Fondo globale investe risorse, risultati che però ora, con la nuova pandemia, sono a rischio. Per rispondere alla nuova emergenza, da marzo il Fondo ha approvato lo stanziamento di circa 700 milioni di dollari per 103 Paesi e programmi regionali per combattere il Covid-19 attraverso l’aumento della capacità di tracciamento e di test, per la protezione del personale sanitario, per il rafforzamento dei sistemi sanitari locali e per l’adattamento dei programmi già esistenti nella lotta ad Hiv, tubercolosi e malaria, i cui casi rischiano di avere un’impennata nei prossimi 12 mesi.

«Questo è un punto di svolta - sottolinea Peter Sands, direttore esecutivo del Fondo globale -. Possiamo rinunciare ai risultati che abbiamo ottenuto contro l'Hiv, la tubercolosi e la malaria e consentire che i nostri progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile siano nettamente invertiti. Oppure possiamo agire con velocità, investendo risorse molto maggiori di quelle finora impegnate, per contrastare sia l'impatto diretto del Covid-19 che per mitigare le conseguenze a catena per Hiv, tubercolosi e malaria». Secondo Sands, i risultati contenuti nel rapporto «dimostrano come un mondo unito, guidato dal forte impegno delle comunità, può lavorare insieme per sconfiggere le malattie».

Nel 2019 sono state 20,1 milioni le persone che hanno ricevuto farmaci antiretrovirali nei Paesi in cui il Fondo globale ha investito, 718mila le madri sieropositive aiutate ad evitare la trasmissione materno-fetale dell’Hiv, 5,7 milioni le persone testate e curate per la tubercolosi, mentre 160 milioni di zanzariere sono state distribuite per proteggere 320 milioni di persone dalla malaria per i prossimi tre anni. Risultati possibili grazie agli sforzi congiunti di diverse forze in campo, dalla partnership del Fondo globale alle agenzie governative ai gruppi della società civile. Risultati che ora vanno “protetti” nel nuovo mondo della pandemia di coronavirus.

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