martedì 3 febbraio 2015
​Lo ha stabilito la Corte internazionale di giustizia dell'Onu. Respinte le accuse avanzate dalla Croazia, ma anche le controaccuse di Belgrado, relative alle tragedie della guerra in Bosnia.
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La Serbia non commise genocidio nei confronti della Croazia durante la guerra dei Balcani. Lo ha stabilito la Corte internazionale di giustizia dell'Onu che ha sede all'Aja. I giudici hanno quindi respinto le accuse avanzate dal governo di Zagabria sulle tragedie di Vukovar e altre città nel 1991. Con un verdetto atteso da ben sedici anni, la Corte Internazionale di Giustizia ha sentenziato che né la Serbia né la Croazia si resero direttamente colpevoli di genocidio durante le guerre balcaniche seguite nei primi anni '90 al collasso dell'ex Jugoslavia. La loro responsabilità è circoscritta al solo fatto di "non averlo impedito".Nel corso di una pubblica udienza all'Aja il presidente della massima istanza Onu, il magistrato e diplomatico slovacco Peter Tomka, ha osservato che le rispettive forze commisero sicuramente atrocità nei territori da esse occupati, ma "solo in alcuni degli episodi esaminati sono stati riscontrati gli estremi del genocidio, non in tutti".Inoltre, per poter formalizzare un'accusa di quel tipo, a giudizio della Corte, "è necessario il proposito deliberato di eliminare un determinato gruppo etnico, sul piano fisico ovvero psicologico": nessuna delle due parti è tuttavia stata in grado di fornire "prove sufficiente" a sostegno delle proprie asserzioni incrociate.Si chiude così, con un verdetto vincolante e inappellabile, una controversia che ha pesato come un macigno sulle prospettive di un'eventuale normalizzazione dei rapporti tra le due Repubbliche ex jugoslave: e che con ogni probabilità continuerà a ostacolarla. La disputa era stata avviata nel 1999 da Zagabria, che aveva denunciato la violazione da parte serba della Convenzione sul Genocidio del 1948 durante l'occupazione della Krajina. L'anno seguente Belgrado aveva replicato con una contro-denuncia, in senso eguale e contraria, relativa alla controffensiva croata chiamata in codice Operazione Tempesta. Ambedue in Paesi reclamavano tra l'altro enormi indennizzi finanziari.I giudici dell'Aja, ragionando in punta di diritto, hanno peraltro stabilito che all'epoca dei fatti nessuno dei ricorrenti costituiva uno Stato sovrano e indipendente. Sul piano formale, hanno inoltre argomentato, esisteva ancora ed esclusivamente la vecchia Jugoslavia, unico soggetto tenuto quindi al rispetto della Convenzione in materia.L'unica pronuncia di tale livello che finora abbia individuato un effettivo genocidio nella carneficina dei Balcani resta dunque quella sul massacro di Srebrenica del '95, in Bosnia, emessa nel 2004 e comunque non dalla Corte di Giustizia delle Nazioni Unite ma dal Tribunale Penale Internazionale Onu ad hoc: anche in quel caso sono però state chiamate in causa le milizie irregolari serbo-bosniache, non lo Stato serbo in quanto tale se non, già allora, per mancata prevenzione di quanto sarebbe accaduto sul campo.
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